«Quell’urbanistica favorisce il crimine»

pubblicato da Filippo

// 4 febbraio, 2011 // articoli di giornale



L’intervistaCritico il sociologo Fiasco «Si sono create barriere e spazi vuoti»

Maurizio Fiasco è un sociolologo che ha maturato il suo sguardo professionale anche mettendo a fuoco Roma e i suoi mali diventandone un grande conoscitore. Tor Bella Monaca è davvero un quartiere che per come è fatto favorisce il crimine? «Certo. È stato edificato secondo il modello dell’urbanistica del funzionalismo che appunto separa le funzioni dell’agglomerato, collocandole l’una distante dall’altra, ovvero distinzione dagli spazi residenziali». Cioè? «Da una parte il verde pubblico, dall’altra l’abitato, i servizi, i negozi. Si alternano spazi vuoti a spazi pieni». E invece come dovrebbe essere? «Bisogna tener conto delle cinque parole chiave: urbanistica, architettura, criminalità, insicurezza e paura. Punti cardini che hanno ispirato la Commissione Ue promotrice nel febbraio 2005 di una norma attuativa su come si deve organizzare lo spazio urbanistico per prevenire e trattare i fenomeni di paura e crimine. Il residente deve poter guardare sugli attraversamenti pedonali. Devono esserci una illuminazione adeguata, luoghi di incontro al centro del quartiere, negozi a livello della strada. Aiuole e opere murarie devono favorire l’occhio, il tessuto abitato deve essere costantemente frequentato e favorire una sorveglianza naturale. A Tor Bella Monaca è stato fatto accaduto l’esatto contrario. Ma la follia è stata pure un’altra». Quale? «Il quartiere ha subito un ulteriore svuotamento con la creazione di centri commerciali lungo il Raccaordo anulare, svuotando quindi l’area interna di Tor Bella Monaca. L’economia è precipitata con l’offerta si beni e servizi poco più in là». C’è qualcosa di positivo? «Certo. In 30 anni Tor Bella Monaca ha accresciuto il porprio capitale di socialità con associazioni, volontariato, comitati, luoghi di culto. Ora bisogna stare attenti a non commettere altri errori?». Per esempio? «L’idea di buttarla giù è un errore. Intanto passerebbero 15 anni per vedere la nuova. E poi il capitale sociale di cui parlavo verrebbe perso, bruciato». E allora come se ne esce secondo lei? «Servono riforme. Riportare i negozi al marciapiede, creare degli spazi per i pedoni e le attività di servizio. Si potrebbe affidare agli abitanti l’autogestione della piccola manutenzione edilizia, come riparazione d’intonaco e scale interne. È previsto da una legge regionale: invece di fare le gare di appalto si potrebbero attribuire le somme a coop di condomini». Tor Bella Monaca è un errore isolato? «È uno sbaglio in fotocopia: cis sono Corviale, i ponti del laurentino 38. Ma si sta continuando con la Bufalotta e le nuove costruzioni dietro al Torrino. L’esperienza non ha insegnato nulla». Fab. Dic.

Il Tempo, 01/02/2011

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