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Al “Residence Bastogi” una luce nel degrado

// settembre 12th, 2011 // Commenti disabilitati su Al “Residence Bastogi” una luce nel degrado // articoli di giornale, storie di corviale

L’impegno di preghiera e carità di due consacrate della Fraternità dell’Incarnazione, che dal 1997 vivono nella struttura destinata dal Comune all’assistenza alloggiativa

Matteo, 5 anni, gioca a pallone in strada, quando Paolo porta le nuove sedie per la Messa, dono di un istituto religioso. Donatella Nutini e Silvia Masini accolgono i loro vicini di casa mentre decorano le icone per un matrimonio. Scene di vita quotidiana nella palazzina B dell’ex residence Bastogi, a Torrevecchia, dove due giovani consacrate della Fraternità dell’Incarnazione vivono dal 1997 per iniziativa dell’arcivescovo Nosiglia, allora vicegerente della diocesi di Roma. E la presenza della Chiesa locale anche oggi si manifesta fattivamente con le frequenti visite pastorali del vescovo ausiliare per il settore Ovest, Benedetto Tuzia.

«Siamo una piccola comunità di vita contemplativa, fondata negli anni Settanta in Toscana da don Mario Cosmi – spiega Donatella -. Viviamo nei quartieri periferici delle città, condividendone la condizione di disagio e povertà. Una comunità di preghiera e di carità fraterna». Una presenza semplice, che a Roma si affianca alle comunità maschili di Corviale e dell’Idroscalo di Ostia.

Con i confratelli hanno ristrutturato alcuni locali che il Comune ha dato in uso alla parrocchia di Santa Maria della Presentazione. Hanno quindi realizzato gli arredi e l’altare della cappella e sistemato un giardino, trasformando il gabbiotto del gas abbandonato in un’edicola mariana. Con il tempo la gente ha cominciato a collaborare con queste «strane suore» senza velo che vivono in mezzo a loro per scelta, tengono la porta di casa aperta quando lavorano o pregano, assistono le persone anziane e malate, propongono una volta a settimana il Centro d’ascolto del Vangelo.

«Qui dobbiamo pulire», nota Giulia, 11 anni, guardando il fango sul vialetto. Mentre i palazzi hanno l’intonaco scrostato, i citofoni rotti, l’acqua calda intermittente e le famiglie vivono assiepate in 50 metri quadrati. La loro è una vita sulla soglia, in attesa di stabilità. «Dire precaria è un complimento», interviene Emiliano, che da 18 anni abita in una di queste 6 palazzine costruite 20 anni fa come residence. Occupato abusivamente, fu acquistato dal Comune, che lo destinò all’assistenza alloggiativa di circa 500 famiglie. Una sistemazione provvisoria in attesa di una casa popolare. «È tutto da legalizzare – spiega Dodi -. Non ci sono assegnazioni vere. Le istituzioni sono assenti». Bastogi non è isolato dalla città, è servito dagli autobus, ci sono le scuole e i negozi sono vicini. «Siamo noi a non essere centrali per gli altri – commenta Ludovico -. Facciamo paura, ma qui ci conosciamo tutti, ci aiutiamo, c’è solidarietà».

Umanità sincera nel degrado e nel disagio sociale che segnano le strade. Due campetti abbandonati sono il punto di ritrovo dei ragazzi, oltre ai portoni dei palazzi. Invece del parco giochi è arrivato un parcheggio, vuoto. Da qualche anno ci sono un asilo nido convenzionato e un centro per persone disabili. «Vorremmo un quartiere più pulito, con meno problemi, senza droga», sogna Noemi, 12 anni. È di agosto un’operazione della Polizia con l’arresto di 5 spacciatori: le dosi salivano e scendevano dai balconi con un filo. «La dispersione scolastica è molto alta – aggiungono le consacrate -. Tanti non finiscono le medie e alcuni genitori non mandano i figli neanche alle elementari». Un aiuto è il doposcuola dell’associazione «Nessun luogo è lontano», nella sala accanto alla chiesa, dove la domenica il collaboratore parrocchiale don Luca Filippi celebra la Messa. La disoccupazione pesa su chi si sforza di vivere onestamente. C’è chi si organizza con un banchetto nel mercatino dell’usato accanto.

«Vivere qui è una grande ricchezza e una grande scuola – concludono le consacrate Silvia e Donatella -. Gesù abita veramente a Bastogi. Qui si impara la povertà, il silenzio nell’ascolto, la preghiera continua e l’annuncio della Buona Novella con le opere. Ce lo chiedono le persone».

da Roma Sette, 12/09/2011
di Emanuela Micucci

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// settembre 12th, 2011 // Commenti disabilitati su Al “Residence Bastogi” una luce nel degrado // articoli di giornale, storie di corviale

Nel geoblog presentato al Mitreo di Corviale sono state raccolte (nel laboratorio di Microstorie ) sia le storie registrate delle varie voci dei protagonisti incontrati nel territorio sia quelle stesse dei bambini che rivelano le loro storie, reali ed immaginarie…

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// settembre 12th, 2011 // Commenti disabilitati su Al “Residence Bastogi” una luce nel degrado // articoli di giornale, storie di corviale

(AGENPARL) – Roma, 15 ott – “ Il famoso “Serpentone di Corviale”, 1200 appartamenti per nove piani di altezza ed 1 Km di lunghezza, circa 6000 persone residenti, rappresenta una vera ferita di Roma. Questo mostro orrendo, di cattivo gusto architettonico e di aberrante filosofia socio-abitativa, ha segnato una profonda linea di demarcazione tra ricchi e poveri, una distinzione sul censo che dobbiamo respingere con tutte le forze. Una visione del mondo, della società e dell’uomo involutiva, di netto stampo marxista, alla quale opponiamo una cultura della centralità dell’uomo stesso e del suo diritto al bello, al vivibile e alla possibilità di potersi migliorare e crescere. Basi culturali contraddette da questo corpo deforme del Nuovo Corviale . Una ferita che, secondo la legenda popolare, avrebbe modificato il famoso ponentino romano, cantato in molte canzoni romanesche e complice degli innamorati. Un vero capolavoro nelle intenzioni degli ideatori, un dramma architettonico e socio-ambientale per Roma “. Lo dichiara il Consigliere del Pdl dell’Assemblea Capitolina, Ludovico Todini durante il simposio su Corviale organizzato dall’associazione Nuova Coscienza.

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Repubblica — 15 novembre 2002 pagina 12 sezione: ROMA

Il serpentone salvato dai libri. Resusciterà dalle ceneri di una scuola convertita in un Centro polivalente ancor prima di nascere, l’ anima di Corviale. Un ampio susseguirsi di aule, saloni, laboratori e spazi attrezzati in una delle periferie più estreme e degradate della città. «Un’ operazione di grande valore simbolico e culturale», spiega il presidente del XV Municipio, Gianni Paris, che per la stessa ragione, circa sei mesi fa, qui trasferì la nuova sede del Consiglio di zona. Motore del nuovo Centro – un basso rettangolo di cemento piazzato proprio di fronte al palazzone lungo un chilometro – è una spaziosa biblioteca che verrà inaugurata il 22 novembre dal sindaco Veltroni. Ottocento metri quadri di scaffali, una sala lettura da 50 posti, una per ragazzi da 20, una per proiezioni e riunioni da 40, tre postazioni per l’ ascolto di musica e quattro per guardare i video, un’ isola multimediale, un’ emeroteca; accanto una ludoteca dove “parcheggiare” i bambini e un punto di ristoro per quanti hanno intenzione di studiare o trascorrere diverse ore fra libri e consultazione di giornali, riviste, persino Internet. Una rivoluzione per il Serpentone, sprovvisto sin dalla costruzione – nel lontano 1975 – dei servizi più essenziali. Spiega Paris: «Prima abbiamo trasferito le sedi istituzionali, Municipio e vigili urbani; ora stiamo organizzando le attività all’ interno del Centro: ormai non sono più gli abitanti di Corviale a doversi spostare per usufruire dei servizi, ma è la città che deve venire a Corviale. Il senso è dare finalmente un’ identità al quartiere, rendere giustizia alle 8 mila persone che ci vivono, fargli capire che questo posto non è un mostro, un corpo estraneo, ma è parte integrante del tessuto urbano, in grado di attrarre cultura, servizi, persino divertimento». L’ inizio è promettente. Il patrimonio della biblioteca, che ha aperto in via sperimentale da appena tre giorni, ancora di più: 12.700 volumi, di cui 3.500 per ragazzi; 450 videocassette e 353 Dvd (in prevalenza fantascienza, horror, thriller, d’ animazione); 222 Cd musicali; 147 Cd Rom per viaggi multimediali; una sezione speciale dedicata alla letteratura fantasy, a Roma e alle biografie. Per gli abitanti di Corviale, la biblioteca dei sogni. –
GIOVANNA VITALE

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Repubblica — 26 ottobre 2002 pagina 15 sezione: ROMA

Musica elettronica, videoarte, architettura sono gli ingredienti di Sonicity 2002, il progetto realizzato dall’ associazione culturale Moorroom per Corviale. Il quartiere romano, progettato dall’ architetto Fiorentino nel 1972 e realizzato dieci anni dopo, è il palcoscenico in cui oggi si esibiscono musicisti e artisti. Una manifestazione composta da più eventi, a partire dalle 19, nel secondo e terzo lotto di quello che è considerato uno dei grandi edifici in Europa: 750 mila metri cubi di cemento, 958 metri di lunghezza, 200 di spessore e 30 di altezza per mille e 200 alloggi per anni abbandonati o occupati abusivamente. Il progetto ha natura di carattere sociale e di recupero di una zona lontana dai fermenti culturali. Dal 23 settembre al 12 ottobre è stato organizzato un workshop con i ragazzi che vivono a Corviale per dare loro gli strumenti minimi per realizzare un video sul loro quartiere, ora proiettato nel percorso che attraversa l’ edificio. I grafici italiani Coemae, i vj Riccardo Arena e Claudio Sinatti con le loro videoistallazioni verticali, il norvegese HC Gilje che presenta un video sugli aspetti architettonici di Corviale, Luigi Rizzo con il suo video in steadycam sono alcuni degli artisti che si sono misurati con questo strano prodotto dell’ architettura.

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Repubblica — 07 ottobre 2004 pagina 1 sezione: ROMA

Il Serpentone di Corviale va in tv. L’ appuntamento, sulle frequenze di Roma Uno per quindici minuti a settimana, partirà da metà ottobre. E questa volta la periferia ovest di Roma, utopia molto sofferta e poi fallita di edilizia popolare progettata negli anni ‘ 70, andrà sotto i riflettori non per un disservizio o una notizia di cronaca nera ma solo per farsi conoscere meglio da tutti i romani. Un anno fa, con la rivalutazione della zona promossa dal Comune in collaborazione con la Fondazione Adriano Olivetti e con l’ Osservatorio nomade degli artisti (del gruppo Stalker) era nata TeleCorviale, esperimento di televisione condominiale a circuito chiuso organizzata con la partecipazione attiva degli abitanti. Oggi l’ immagine di Corviale, con le sue storie, i suoi ascensori che funzionano male e di rado e suoi settemila abitanti, esce dal “condominio – città” e raggiunge l’ emittente Roma Uno con una rubrica di “Pillole dal quartiere” estratte dalla neonata televisione locale. Il primo speciale che introdurrà le trasmissioni settimanali andrà in onda sabato 16 ottobre. E poi, ogni settimana (il giovedì sera alle 20.30) quindici minuti di celebrità. Anche per “il nuovo” Corviale.
(geraldine schwarz)

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Repubblica — 06 maggio 2005 pagina 4 sezione: ROMA

Sarà un sabato particolare, domani. Un sabato in cui la gente aprirà la propria casa, senza guardare troppo dallo spioncino. E farà brindisi sulle terrazze del palazzo, come a una festa di un parente anche se quasi nessuno si conosce. Perché è questo lo spirito della festa dei “Vicini di casa”: iniziativa del Comune, curata e sponsorizzata dall’ assessorato alle Pari opportunità. Un “format” lanciato a Parigi, e che il Campidoglio ha deciso di adottare per la prima volta, sperando in un “boom” stile Notte bianca. Anche se qui, lo spirito è diverso. Divertirsi certo, ma con un occhio più attento alla solidarietà e all’ amicizia. Un po’ , come era una volta, quando se servivano le uova c’ era sempre chi te le prestava. «La festa dei vicini di casa sarà un’ ottima occasione per rafforzare i legami sociali – spiega l’ assessore alle pare opportunità Mariella Gramaglia – tra le persone che vivono nelle grandi città dove, troppo spesso, accanto alla ricchezza delle occasioni ricreative convivono solitudine ed emarginazione. E dove si può morire, soli, senza che nessuno se ne accorga». Via dunque alla “contro riunione” di condominio. Sarà un baillame di feste – tra balconi, ex lavatoi, appartamenti privati – la cui organizzazione è stata affidata ad un tam tam tutto metropolitano. Al di là dei cartelloni pubblicitari, delle migliaia di locandine fatte circolare e del sito fatto ad hoc. www.festadeivicinidicasa.it che nei giorni scorsi ha collezionato 25.000 contatti. Internettiani che domani, lasceranno pc e chiacchiere virtuali per un più godereccio approccio con la vita. Come accadrà in un condominio di via Belluzzo, a villa Bonelli accanto alla Magliana. L’ invito pubblicato sul web recita così: «Una volta tanto non si parlerà di bilanci e di spese straordinarie, ma solo di bruschette, timballi e carne alla brace». E al barbecue sulla terrazza è invitato pure il presidente del XV Municipio. In via dei Promontori, al Torrino il ricevimento sarà nell’ androne del palazzo. «Così che noi vicini più anziani possiamo dare il benvenuto a quelli più giovani». E c’ è pure chi la butta sulla sfida. Al Tufello in via Capraia ci sarà “un’ aperitivo in campagna” per tutti quelli del quartiere. E poi si gioca a scacchi, con tanto di tempi e gare in simultanea. Alcuni condomini di via Lanciani invece, faranno il party nell’ ex casa del portiere. Per il momento hanno aderito cinque condomini su dieci. Ma gli imbucati, forse, sono bene accetti. Nessun brindisi coi calici di cristalli, ma piuttosto una scampagnata mangereccia a Grotte Celoni, al VIII municipio. Il passa parola? «Portatevi tavoli e sedie». In programma, una bella “fagottata”, a seguire torneo di briscola. Dalla periferia al centro. In via San Paolo alla Regola, dietro campo de’ Fiori si sta mettendo su un aperitivo, che fa molto milanese. Mentre, sempre on line, un certo Marco neo, proprietario di un appartamento in via Cardinale Garampi, a Pineta Sacchetti, fa sapere che per l’ occasione inaugurerà la casa. I pronostici su quanti parteciperanno all’ evento? «Difficile dirlo ora, ma speriamo in tanti» fanno sapere dall’ assessorato. E in tanti andranno alle feste organizzate dalla Comunità di Sant’ Egidio a Testaccio, alla Garbatella, al Trullo e al Tufello. Atteso il pienone al “Corviale party” dove si mangerà nel corso di un pic-nic che si snoderà lungo un chilometro. – ALESSANDRA PAOLINI

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Repubblica — 09 dicembre 2005 pagina 60 sezione: CULTURA

ROMA – Lo chiamano “serpentone”. Ma se fosse davvero un serpentone, l’ edificio di Corviale sarebbe una rarità zoologica, il primo serpente che, vivo, se ne starebbe rigido e perfettamente lineare sdraiato come una stecca sul dorso di una collina. I serpenti sono flessuosi e invece Corviale si trascina questa analogia da quando è stato costruito, segno di quanto la sua percezione sia deformata (i lavori iniziarono esattamente trent’ anni fa, nelle ultime settimane del 1975: è a suo modo anche questo un anniversario). Eretto a emblema dell’ orrore metropolitano, il grande complesso ha l’ onore di essere effigiato ogni volta che si parla di periferie. Un duplice delitto a Rozzano, periferia milanese? La rivolta nelle banlieues parigine? Ecco che sui giornali e in tv scorre la sagoma di Corviale. Eppure Corviale non è un universo condannato a un infernale immobilismo, sul quale incomba solo una nube malavitosa. O un incubatore di ribelli. Sono sorti, negli ultimi tempi, una biblioteca comunale, un centro anziani, una palestra. Da qualche anno, poi, Corviale è un laboratorio di progetti urbanistici e architettonici che dovrebbero disegnare un futuro diverso dal degrado e dalle soluzioni estreme, sintetizzate nell’ invocazione: «Abbattiamolo». Secondo qualcuno, i progetti sono finanche troppi. Uno lo hanno elaborato gli uffici del Comune di Roma nell’ ambito dei cosiddetti Contratti di quartiere (ne è responsabile l’ architetto Mauro Martini). Un altro lo sta avviando in questi giorni un professore dell’ Università Roma 3, Pietro Ranucci, su incarico dell’ Ater (l’ ex Iacp, Istituto autonomo case popolari, proprietario dell’ edificio). Lo stesso Campidoglio ha poi affidato alla Fondazione Adriano Olivetti e all’ Osservatorio Nomade un altro progetto ancora, quello forse più innovativo, scritto insieme agli abitanti di Corviale. Gli elaborati sono arrivati a un punto di maturazione e nei primi mesi del prossimo anno verranno esposti in una mostra (ma non in Italia, in Olanda). Al lavoro svolto dedica un ampio servizio il nuovo numero della rivista Domus, introdotto da un articolo dell’ architetto Franco Purini. Nel frattempo si annuncia l’ arrivo di molti soldi, 34 milioni di euro, che dovrebbero interessare tutto il quartiere del Portuense, e non solo Corviale. Provengono dai Pru, Programmi di recupero urbano, nei quali il Comune confida molto, ma che sono oggetto anche di tante discussioni. I Pru sono alimentati in parte con soldi pubblici, ma soprattutto con soldi privati: il Comune autorizza la costruzione di case o di edifici commerciali e, oltre ai normali oneri pagati per le concessioni edilizie, si fa versare altre somme di danaro che servono a finanziare opere pubbliche nelle zone periferiche. è un meccanismo regolato da una legge nazionale. Il Campidoglio ne ha fatto un punto di forza dell’ intera sua strategia urbanistica (il nuovo piano regolatore adotta i Pru come un proprio pilastro politico-culturale). Ma in molti quartieri sorgono comitati che protestano: è possibile, si domandano, che il solo modo per avere buoni servizi sia quello di veder crescere altre costruzioni, realizzate dai privati e quindi a costi molto elevati e inaccessibili a chi ha davvero bisogno di una casa? Corviale è una barra lunga poco meno di un chilometro. Avrebbe dovuto raggiungere la cifra tonda, ma lo impedirono alcuni pali della luce. Si stende su 60 ettari e ospita oltre 6 mila persone. Non è solo un grande edificio di abitazioni. è il frammento di una città lineare che doveva comprendere asili, scuole, negozi, impianti sportivi, bar, ristoranti, un teatro all’ aperto sul modello della unité d’ habitation immaginata da Le Corbusier e dal grande architetto anche realizzata (a Marsiglia, per esempio). L’ edificio sorge isolato su un colle ed è avvolto dal verde della campagna romana, punteggiata di orti. Nelle intenzioni dei progettisti che assecondavano i dettati del piano regolatore, lì avrebbe dovuto fermarsi la città delle palazzine, dell’ abusivismo e della speculazione e Corviale sarebbe stato il bastione di Roma, affacciato verso l’ agro romano e verso il mare, come le mura ciclopiche di un comune medioevale. Qualcuno ha fatto notare che la data di nascita di Corviale coincide con quella in cui muore Pier Paolo Pasolini, segnando simbolicamente la fine di una fase epica della periferia romana. L’ idea di Mario Fiorentino, l’ architetto che dal 1972 al 1974 guidò la schiera di giovani e meno giovani progettisti di Corviale (la realizzazione fu completata nel 1982, l’ anno in cui Fiorentino morì), era che l’ imponenza fosse il prodotto necessario di un rapporto fra la città e l’ immenso spazio della campagna che si spalancava davanti. Il monumentalismo rispondeva anche a un bisogno di case – e di case popolari in particolare – che nei primi anni Settanta era acuto. Corviale è uno dei più importanti prodotti dell’ edilizia pubblica avviati a Roma con la legge 167 del 1962. Le previsioni del Comune erano imponenti: un piano varato nel 1964 prevedeva di acquisire quasi cinquemiladuecento ettari di suolo per costruire case che avrebbero ospitato 712 mila abitanti. Uno sforzo enorme per dare case a chi non le aveva, che poi si ridimensionò molto nel corso degli anni e che non si sarebbe mai più ripetuto, lasciando Roma e anche l’ Italia senza un patrimonio di abitazioni pubbliche degno di altri paesi europei. Le dimensioni di Corviale, in specie la quantità enorme di aree comuni che avevano necessità di continue manutenzioni, furono però anche il germe della sua crisi. Contenevano, secondo i suoi critici, la premonizione di un edificio ossessivo, fuori da ogni tessuto urbano, che trasformava la razionalità del suo impianto nell’ incubo di un complesso che mirava a essere autosufficiente, coi suoi negozi e le scuole, ma che in fondo era carcerario. Una specie di “istituzione totale”. Inoltre, si è detto, Corviale nasceva vecchio, sia dal punto di vista tecnologico, sia perché l’ idea di collettività che quell’ edificio proponeva stava tramontando proprio allora, mentre si aprivano gli anni Ottanta. Fiorentino è stato uno dei grandi protagonisti dell’ architettura romana del Novecento. Lavorò a molti quartieri Ina-Casa e realizzò il Monumento ai Caduti delle Fosse Ardeatine. Per Corviale, secondo Purini, «si ispirò al movimento moderno, ma anche agli edifici a ballatoio di San Lorenzo, oppure ai grandi complessi di edilizia popolare di via Andrea Doria o di via Sabotino, nel quartiere Prati, o a certo scenografismo alla Giovan Battista Piranesi. Lui aveva una concezione dell’ abitare come movimento eroico, voleva che il suo edificio fosse soprattutto una dimostrazione teorica, che non concedeva nulla alla privatezza o all’ agio». Corviale presupponeva una specie di comunità che si sarebbe autoregolata, che avrebbe fatto prevalere su quelli individuali gli interessi collettivi. «Ma Fiorentino arrivò fuori tempo massimo», spiega Purini: Corviale fu completato proprio mentre in architettura e altrove si imponeva il postmoderno, che faceva perno sull’ individuo e i suoi bisogni. Corviale è diviso in due corpi che corrono paralleli. Il primo di quattro piani, il secondo di undici. Il quarto piano dell’ edificio più alto doveva contenere il suo cuore, la materia collettiva, le sale di riunione, i servizi, ma fu il primo anello che saltò nella catena del progetto. Fu infatti occupato da famiglie che trasformarono abusivamente gli spazi in appartamenti. Cominciarono ex baraccati, sfrattati provenienti dalle borgate più vicine, ma poi si aggiunsero i figli degli assegnatari che crescevano e mettevano su famiglia. Attualmente sono centoventi le famiglie che si sono ritagliate il loro appartamento nei vuoti del quarto piano. Rotto il primo anello tutto l’ impianto prese a degradarsi. Le zone comuni erano vissute come zona di nessuno, quindi luogo di accaparramento per i più forti. Si spacciava, si ricoveravano i motorini rubati. Ma poi la microcriminalità si è assestata sulla media degli altri quartieri di Roma, né più né meno (più alta della media è invece la disoccupazione: quasi il 30 per cento). Come molti edifici di edilizia popolare, Corviale fu costruito con rigide tecniche industriali. Niente tramezzi, ogni stanza è un blocco compatto, prefabbricato, dove già è realizzato lo spazio per la porta e per la finestra. Si dipingeva direttamente sulle pareti, senza intonaco, con scarsissima resistenza al freddo e al caldo. E materiali così hanno iniziato a deperire quasi subito. Il progetto della Fondazione Olivetti e dell’ Osservatorio Nomade arriva dopo anni di dibattiti su cosa farci con questo imponente edificio che pare uscito da un frammento di Metropolis. Cominciò lo stesso Fiorentino, che prima ancora che Corviale fosse terminato restò come spaventato e provò a ingentilirlo. Poi arrivarono le proposte drastiche: buttiamolo giù, gridarono in tempi diversi Paolo Portoghesi e Massimiliano Fuksas. Il Comune si è sempre opposto e il sindaco Walter Veltroni reagì con durezza quando, un anno fa, fu il ministero per i Beni Culturali a inserire Corviale in un elenco di “ecomostri” da demolire. L’ Osservatorio Nomade ha avviato il lavoro due anni fa, con un finanziamento di 33 mila euro. Ha affittato un appartamento nell’ edificio e alcuni architetti ci si sono installati per osservare da dentro come era fatto e come gli abitanti lo avevano nel tempo trasformato, piegando l’ incombente rigidità delle sue forme. Hanno indagato, per esempio, nel mistero dei settantaquattro ascensori, la gran parte dei quali rotti e per riparare i quali era necessario chiamare la ditta di manutenzione che aveva sede a Salerno. Quando qualcuno restava chiuso dentro, arrivavano i vigili del fuoco e per liberarlo scassavano le porte che nessuno aggiustava. L’ idea che ha animato il progetto è stata quella di non precipitare dall’ alto una fredda ristrutturazione architettonica, ma di ridisegnare gli spazi insieme a chi li abita. «Corviale è una grande macchina di cui nessuno possiede il libretto di istruzioni», spiega Lorenzo Romito, architetto che insegna a Venezia, fra gli animatori dell’ Osservatorio Nomade. Una delle prime iniziative è stata TeleCorviale, una tv di condominio che tutti i giorni trasmette una piccola striscia di informazioni da e per gli abitanti, quasi si volesse scardinare il marchio di irrimediabile marginalità costruito intorno a loro. Poi sono arrivati artisti, installatori, musicisti. Fra le soluzioni architettoniche, il progetto prevede di trasformare in abitazioni regolari le abitazioni occupate, colorando d’ arancione, di blu, di verde e di bianco tutta la fascia esterna del quarto piano. Verrebbe poi adattata una vecchia idea dell’ Ater, quella di dividere verticalmente Corviale, in maniera da avere tanti condomini e non più un unico, continuo spazio orizzontale. Si dovrebbe intervenire sui ballatoi, che corrono lungo tutto l’ edificio e sul quale si affacciano gli ingressi. In molti punti sono stati chiusi con cancellate dagli stessi abitanti, un po’ per proteggersi un po’ per custodire un minimo di privacy, e così questo grande percorso ha perso il carattere di luogo collettivo che era invece nelle intenzioni di Fiorentino. Secondo i progettisti molte di queste divisioni possono essere conservate, ma anche trasformate in giardini pensili. Un intervento è previsto all’ esterno degli edifici, sulla lunga striscia di orti che hanno addomesticato la campagna e che potrebbero essere distribuiti meglio, consentendo il passaggio fra l’ uno e l’ altro. Aggiustamenti, dunque, niente che sconvolga la struttura. Un lavoro di cuci e scuci, molto rispettoso di cosa Corviale nel frattempo è diventato. Ma che non soddisfa un architetto come Purini, per il quale Corviale «è l’ opera più importante realizzata a Roma in tutti gli anni Settanta e una delle architetture più significative della produzione mondiale di quegli anni». Per Purini i progettisti dell’ Osservatorio Nomade avrebbero puntato «su un’ estetica del degrado». Corviale, secondo Purini, ha un solo problema: quello di essere portato a termine, seguendo le indicazioni di Fiorentino. Vale a dire liberare il quarto piano da coloro che lo occupano e installare lì i servizi che l’ idea originaria prevedeva. Non solo abitazioni, quindi: «Oggi ci vedrei case dello studente, residenze per anziani, uffici pubblici, sedi universitarie, persino centri sociali», prosegue l’ architetto. Il lungo lavoro di ascolto, come lo chiamano all’ Osservatorio Nomade, è concluso. E anche se continuano le discussioni su cosa diventerà Corviale, il pallino torna nelle mani di chi deve investire sul futuro di quello che Purini chiama «un gigantesco transatlantico orientato tra le ondulazioni del suolo romano, come il resto di una scenografia felliniana». – FRANCESCO ERBANI

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Repubblica — 09 luglio 2002 pagina 14 sezione: ROMA

Di scena…la periferia. Ora saranno gli abitanti del centro che si sposteranno verso le banlieue in cerca di cultura. Da oggi al 31 luglio un caleidoscopio di iniziative coinvolgerà venti piazze romane. Cinema, musica e danza dal Pigneto a Laurentino, da San Basilio a Corviale, da Magliana a Cesano. La manifestazione dell’ Estate Romana è stata presentata ieri in Campidoglio dal sindaco Walter Veltroni e dagli assessori alla cultura Gianni Borgna e alle periferie Luigi Nieri. «C’ è un immensa domanda di cultura in questa città, e il pubblico da stadio che c’ è stato per il Don Giovanni di Mozart ne è la dimostrazione. Vogliamo arrivare in tutti i quadranti della città con spettacoli di alto livello». E Gianni Borgna ha sottolineato: «è solo una parte del programma d’ iniziative per le periferie. Non momenti residuali ma eventi di grande cartello». Come un “carrozzone” itinerante gli spettacoli si fermeranno ogni giorno in una piazza diversa: sarà un cine-camion, a trasformare le piazze in arene, offrendo una panoramica della produzione cinematografica della stagione. Si parte questa sera da Corcolle, in Piazza Mondavio, con la proiezione di “Cast Away”. Ma tanti titoli ancora in programma, da “Il diario di Bridget Jones” a “Il favoloso mondo di Amelie”, da “Shrek” a “Moulin Rouge”. Non solo spettacoli di intrattenimento. Il Podere Rosa in via Diego Fabbri ospita “Cinema in movimento”, rassegna di film girati a Genova nei giorni del G8. Autori e registi parteciperanno al dibattito del 17 luglio a cura del Nordest social forum. Nelle piazze anche la Banda della scuola popolare di musica di Testaccio, gli Acustimantico e la musica polare del Salento con tre serate di “Tarantula Rubra”. La Microband in “Wom Wom Wom” propone un viaggio nella musica, da Bach al reggae, dal country al rap (18 luglio Val Melaina) mentre la Dadadang sarà presente con la “Parata per percussioni in movimento” , il 27 luglio a Torre Angela ed il giorno dopo al Laurentino. Per la danza un prologo di “Roma Hip hop Parade. Tre giorni, il 16, 19 e il 25 luglio, alle Terrazze di Cinecittà 2, in piazza De Andrè (Magliana) e in piazza san Igino papa (Primavalle). Gli spettacoli della kermesse comunale sono gratuiti. – DANIELA ONELLI