Armi ai vigili, no dai quartieri più a rischio
pubblicato da Cezar// 7 maggio, 2010 // articoli di giornale
Più caldo è il Municipio, più netto il rifiuto della pistola
(foto Jpeg) |
Pistola ai vigili: più ci si allontana dal Centro storico, meno alta è la richiesta. L’armamento, fortemente voluto dagli agenti della municipale dei gruppi I, II, XIII, XVI e XX (la percentuale di rifiuti qui è tra il 27 e il 37%) è invece stato rifiutato da oltre la metà proprio nei municipi più «caldi» della città. Come a Tor Bella Monaca, Corviale, San Basilio. Intanto è partita la procedura per l’idoneità e la formazione dei vigili. Ma anche su quella è polemica. «Ai vigili viene richiesto il certificato anamnestico né più né meno che al privato che richieda il porto d’armi per legittima difesa», attacca Stefano
Lulli, segretario dell’Ospol. «La pistola ci espone a rischi maggiori», dice un vigile di Corviale. Mentre una collega è nettamente a favore: «Giusto averla».
A Tor Bella Monaca, nell’ VIII Gruppo (comprendente anche Torre Spaccata, Torre Angela, Borghesiana, Torre Gaia: zone non propriamente tranquille), oltre il 60% degli agenti
rifiuta la Beretta e si affida alle difese tradizionali di bastone e spray. A Corviale i vigili urbani con pistola saranno, a regime, il 40%. Il restante 60%, anche in questo caso, continua a preferire lo spray al peperoncino. Dai dati in possesso
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del comando dei vigili urbani, esce una foto capovolta della città: più «caldo» è il municipio, più limitato è il ricorso all’arma da fuoco. Nel V Gruppo – Tiburtino, Pietralata, San Basilio, Ponte Mammolo – oltre il 60% dei vigili ha rifiutato l’arma. Allo stesso modo, tra la municipale di Collatino, Prenestino e Labicano, le adesioni sono state il 42%. Più della metà ha detto no alla pistola. I più dotati (di Beretta calibro 9) sono, invece, i vigili urbani di Gianicolense, Parioli, Salaria, Cassia, Tomba di Nerone e centro storico. Sono queste le zone in cui i vigili hanno optato in maggioranza per la pistola. Su 757 vigili urbani in organico a via Montecatini, solo 282 hanno opposto un rifiuto a pistola e proiettili. Su 240 unità del XII (Eur, Dalmata, Ostiense) i sì alla Beretta sono stati il 58%.
La disparità è diversamente interpretata dai sindacati. Dal 13 maggio scorso i rappresentanti dei vigili (con l’unica eccezione dell’Ospol) hanno siglato un accordo con l’amministrazione comunale che individua anche la copertura finanziaria per la (tras)formazione dei vigili in agenti di polizia locale, grazie anche ai corsi degli istruttori della polizia di stato. «Diciamo che il personale ha compreso che l’arma, in assenza di un’organizzazione adeguata non realizza l’obiettivo della sicurezza, ma può semmai rappresentare un rischio in più», dice Francesco Croce segretario Uil. Più netta la posizione dell’Ospol, che ha presentato ricorso al Tar contro questo regolamento che disciplina l’impiego delle armi: «Manca il vero salto di qualità.
Il vigile non è ancora un agente di pubblica sicurezza, ma come un
privato che faccia richiesta del porto d’armi deve fornire in certificato anamnestico» dice Stefano Lulli, segretario Ospol. Delusa, la destra
sindacale di Ospol continua lo stato d’agitazione (un sit in è previsto oggi in Comune per il problema delle sedi in dotazione), chiedendo più soldi («Se la Lombardia stanza 15 milioni di euro per i suoi vigili, perchè noi un milione e mezzo?») e soprattutto più uomini. Sfuma le polemiche il Sulpm, che non ha mai nascosto la soddisfazione per il nuovo regolamento comunale: «Qualcuno rifiuta per ragioni ideologiche, altri per non portare la pistola a casa (le armerie sono ancora un progetto ndr) – commenta Alessandro Marchetti, del Sulpm – . Per il resto siamo i primi
a sperare che il governo vari presto la riforma della polizia locale. Ma Roma ha colmato un ritardo rispetto ad altre città ».
Ilaria Sacchettoni
16 giugno 2009