‘Smantelliamo via dei Fori e a Corviale bisturi e matita’
pubblicato da Cezar// 7 maggio, 2010 // articoli di giornale
Repubblica — 22 marzo 2001 pagina 4 sezione: ROMA
Nella hall tutta specchi e divanetti dell’ Hotel Minerva Renzo Piano scende verso le otto, quando il centro di Roma è ancora vuoto, silenzioso e incantevolmente sospeso. Poi andrà nel cantiere del suo Auditorium. Ma con il cuore è già lì, su quelle ciclopiche coperture di legno apparse sulle sale sotto gli alberi di villa StrohlFern. I suoi tetti di legno lamellare cominciano a svettare sull’ Auditorium. Che effetto le fa? «Un cantiere è sempre straordinario. Dopo aver disegnato e sofferto per anni, arriva la sua fisicità. Si scopre la scala delle cose. E in questo caso quelle coperture hanno una scala monumentale. Ora sono lì. Ed è bello» C’ erano state polemiche, avevano detto che i calcoli erano sbagliati, che non avrebbero retto~
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«Io sono ostinato e alla fine ha vinto la verità. Si poteva fare e si è fatto. Anche per il Beaubourg le imprese francesi avevano detto che non si poteva costruire come lo avevamo progettato. Poi lo hanno realizzato i tedeschi della Krupp». Cantieri che si bloccano, cause in tribunale. Non solo: lavori malfatti, come quelli che si sono trovati all’ Auditorium, fori
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per i cavi mancanti, poco ferro nel cemento armato, materiali
dei vani ascensori sbagliati~ Come limitare gli imprevisti? «Credo che il governo già stia ripensando le gare di appalto. Certe opere sono complesse come degli orologi. E per realizzarle non basta chi offre di meno. In questo abbiamo fatto da cavie» Le elezioni per il prossimo sindaco sono alle porte. Che cosa dovrebbero scrivere Veltroni e Tajani nel programma alle voci architettura e urbanistica? «L’ operazione Fori potrebbe essere un intervento straordinario. Smantellare la strada per il parco archeologico proteggerebbe il Centro e porterebbe poi alla pedonalizzazione». E in periferia? Tanti hanno proposto l’ abbattimento di Corviale… «Io penso che intervenire sulle periferie con interventi di distruzione praticamente inattuabili sia sbagliato. Il processo di trasformazione sarà per forza lento – ci vorranno almeno cinquant’ anni – e “omeopatico”, dall’ interno. Se di chirurgia si deve parlare, preferirei una microchirurgia. A Corviale, ad esempio, si potrebbero modificare alcuni elementi, anche con l’ aiuto dei progettisti di quel quartiere. Per migliorare, rigenerare» Quale potrebbe essere il segno di una “rinascita romana”? «Ma c’ è già, sarà sicuramente l’ Auditorium» Lei sta studiando anche il rinnovamento della zona del Villaggio Olimpico, per legarla meglio con le casermemuseo di via Reni ~ «La “macchina” dell’ Auditorium, che è anche teatro, centro culturale, luogo di vita quotidiana, produrrà cambiamenti. La strada da Far West di via De Coubertin si completerà, aumenteranno i collegamenti. Ci sto riflettendo. Non c’ è una mattina in cui, appena mi sveglio, non pensi all’ Auditorium e a quel paesaggio~». Ma perché le periferie romane sono
le più brutte d’ Europa? «Questo non è vero. Però ci si avvicina. Il problema è che, vede, a Roma i costruttori erano in gran parte privati e hanno tirato su i palazzi a macchia di leopardo, perché, costruito uno, l’ area vicina diventava più cara e dunque si facevano appartamenti più in là». E che dice del decoro urbano inesistente, delle scritte, dei cartelloni selvaggi, delle insegne invadenti? «È vero. C’ è un degrado diffuso. Ma devo dire che non è sufficiente a distruggere la bellezza di Roma. Lo slogan dovrebbe essere: trattiamo la città come se fosse la nostra casa». Roma vedrà l’ Ara Pacis di Meier, il palazzo dei Congressi di Fuksas, le caserme museo di Zaha Hadid. Che ne pensa? «Che sono ottimi progetti. Bene Meier dell’ Ara Pacis e anche della nuova chiesa, nell’ idea di Fuksas c’ è una grande generosità, in Zaha Hadid molta tensione». Ha mai pensato ad un altro progetto per Roma? «Ma io ho già l’ Auditorium, un’ opera che Roma aspettava da sessant’ anni. E poi sto lavorando alla nuova sede del New York Times a Manhattan, in altre città del mondo. Se volessi di più il cielo mi punirebbe~» L’ intervista è finita e Piano corre a visitare l’ Auditorium in costruzione. «Gli errori fatti dalle imprese
precedenti» spiega Maurizio Pucci, che dirige il monitoraggio del cantiere «ci hanno fatto perdere circa un mese. Ma sono già scattati i doppi turni di lavoro e da ottobre, quando si finirà la copertura della sala grande, arriveremo a tre turni, 24 ore su 24. Per il 21 aprile del 2002 ce la faremo». – PAOLO BOCCACCI