Da Corviale a Villa Adriana, cinema d’autore a Venezia
pubblicato da g.sermoneta// 16 agosto, 2010 // articoli di giornale
È invece la periferia a fare da sfondo a Et in terra pax, selezionato per le “Giornate degli Autori”. I due registi, romani non ancora trentenni, sono amici d’infanzia; cresciuti all’Alberone, hanno frequentato insieme tutte le scuole, maturando la passione per il cinema e insieme hanno diretto cortometraggi e videoclip.
Realizzato in soli 17 giorni di riprese, con attori e troupe di giovanissimi – in buona parte allievi del Centro Sperimentale, e con un budget di appena 30mila euro, garantito da due produttori coraggiosi Gianluca Arcopinto e Simone Isola, Et in terra pax è solo in parte un film sul disagio della periferia romana. “Non volevamo realizzare un film di denuncia sociale – dichiarano Botrugno e Coluccini un film di denuncia sociale – quanto soffermarci sulla psicologia dei personaggi, portare alla luce una condizione di precarietà e solitudine, di cui il “Serpentone” di Corviale è in qualche modo simbolo. Abbiamo perciò evitato di esporre giudizi morali o etici: d’altra parte siamo convinti che il quartiere dove è ambientato il nostro film non sia affatto la periferia più violenta e criminale della città, anche se questa convinzione è assai diffusa”.
Il loro film si compone di tre storie: quella di Marco, che, dopo cinque anni in carcere, torna a casa alla ricerca di una vita normale ma, rifiutato dalla famiglia, riprende a spacciare. Quella di Sonia, universitaria che per mantenersi lavora in una bisca e infine quella di tre ragazzi, Faustino, Massimo e Federico, legati da un’amicizia che li illude di essere invulnerabili. Le tre vicende sono destinate intrecciarsi in un crescendo drammatico di fuoco, sangue e violenza.
Storia, personaggi e atmosfere rimandano a un modello facilmente identificabile: Pasolini. “In effetti – ammettono i registi – Pasolini è un punto di riferimento, ma non solo cinematografico, soprattutto letterario. Mentre, essendo cinefili accaniti, dal punto di vista iconografico nel film ci sono molti modelli di ispirazione e in particolare il cinema russo e orientale”.
Franco Montini
(14 agosto 2010) – La Repubblica
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