Roma: 60 anni di storia delle periferie
pubblicato da Filippo// 14 aprile, 2011 // articoli di giornale
Viaggio nel social housing della capitale
(ANSA) ROMA – Un’analisi del passato delle periferie romane come chiave di interpretazione per il futuro dello sviluppo della capitale. Da domani e fino al 30 aprile, il museo dell’Ara Pacis ospita la mostra ”Le citta’ di Roma, housing e paesaggi urbani dal Dopoguerra ad oggi”. L’esposizione promossa dal Comune di Roma, con l’Acer (l’associazione dei costruttori della Capitale) e’ organizzata in 10 sezioni diverse che raccontano la periferia romana dal 1944 ai giorni nostri e documenta le diverse fasi mettendo in risalto le diverse strategie urbane, le norme urbanistiche e le esigenze dei diversi decenni. Dalla situazione dei quartieri periferici alla fine della Seconda guerra mondiale, attraverso la prima ricostruzione con i quartieri Tuscolano, Tiburtino, la Stella Polare ad Ostia, prima e Villa Gordiani e San Basilio poi; i giochi Olimpici del ’60; il primo piano per l’edilizia economica e popolare dal ’64 a meta’ degli anni ’80, passando per l’utopia del Corviale, fino alla sezione dedicata a ”Le nuove figure architettoniche per l’housing sociale nel primo peep, trent’anni dopo” con le case Ater di Ponte di Nona. Uno sguardo al passato per pensare al futuro delle periferie che, ha detto il sindaco di Roma Gianni Alemanno, inaugurando l’esposizione, sara’ quello della demolizione e ricostruzione, con un’attenzione particolare, non solo alla quantita’ di case popolari, ma anche alla qualita’ dell’edilizia. E a Roma si partira’ gia’ entro l’anno, perche’ il sindaco di Roma, rispondendo a chi gli chiedeva se entro il 2011 verranno aperti alcuni cantieri per questo tipo di operazioni, ha risposto: ”Penso a Tor Bella Monaca e a Pietralata, oltre che alle aree extra standard”. Infatti, ha spiegato ”ci sono molti bandi gia’ in scadenza e alcuni cantieri possono essere aperti. Si tratta – ha aggiunto – di una sfida immediata e dobbiamo fare in modo che sia anche vincente, non solo nella quantita’, perche’ servono 30 mila alloggi, ma anche nella qualita’, perche’ siano case dove e’ possibile vivere in maniera dignitosa”.