Crimini e solitudini di periferia in sala il Serpentone di Corviale
pubblicato da Filippo// 30 maggio, 2011 // articoli di giornale
Esce “Et in terra pax”, opera prima di due giovani registi
La presenza incombente del Serpentone di Corviale si manifesta fin dalla prima inquadratura e tutto il film si svolge dentro e attorno a questa costruzione simbolo. Difficile ricordare un altro film dove l’elemento scenografico assume uguale importanza e rilevanza. E’ ciò che accade in Et in terra pax, opera prima di due registi romani, non ancora trentenni, Matteo Botrugno e Daniele Coluccini, amici fin dall’infanzia, cresciuti insieme all’Alberone e insieme diplomatisi al Centro Sperimentale di Cinematografia.
Il film, che arriverà nei cinema domani, propone uno sguardo freddo, lucido, oggettivo, privo di qualsiasi volontà di giudizio etico o morale, su una vicenda drammatica e su un gruppo di protagonisti inseriti in una realtà di desolazione sociale ed esistenziale. Le atmosfere rimandano inevitabilmente ad un modello prestigioso: al cinema di Pasolini e in particolare ad Accattone, anche se la realtà delle periferie romane, nel mezzo secolo che separa i due film, è assai mutata. Et in terra pax è un film su una Roma poco frequentata dal cinema, vista come un microcosmo a parte, segnato da regole di convivenza del tutto particolari. “Non volevamo realizzare un film di denuncia sociale – avvertono Botrugno e Coluccini – bensì soffermarci sulla psicologia dei personaggi e portare alla luce una condizione di precarietà e solitudine”. E’ appunto ciò che affligge Marco, reduce da una condanna a cinque anni di carcere; Sonia, universitaria, che, per mantenersi, lavora in una bisca e un terzetto di amici Faustino, Massimo e Federico, la cui escalation nel mondo della criminalità è destinata concludersi in maniera tragica e brutale.
Continua a leggere su La Repubblica, 26/05/2011