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Sono sei le «Torbella» romane

// agosto 27th, 2010 // Commenti disabilitati su Sono sei le «Torbella» romane // articoli di giornale

Pier Paolo Balbo, ordinario di Urbanistica della Sapienza di Roma: «Tor Bella Monaca è caratterizzata da una urbanizzazione per grandi volumi. E, in questo, somiglia ad altri quartieri, come Corviale. Questi volumi hanno causato l’assenza di uno spazio connettivo, che è il vero motivo del degrado. In questo, assomigliano anche ai toponimi». Che sono le aree ex abusive della capitale, recuperate nel tempo attraverso una serie di interventi urbanistici e afflitte da una carenza atavica di fognature, allacci elettrici, collegamenti viari.

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Perchè è uno dei grandi fallimenti dell’urbanistica romana degli anni ’70/’80». Per l’architetto Paolo Portoghesi «ormai Tor Bella Monaca è un ghetto senza vivibilità e consuma energia in modo terribile perchè realizzato con modelli di prefabbricazione sbagliata. Costa meno abbatterlo e ricostruirlo che riqualificarlo». Secondo Portoghesi, quanto affermato Alemanno è «un sintomo positivo perchè vuol dire che si stanno affrontando i problemi». Portoghesi è quindi completamente d’accordo con Alemanno anche quando il sindaco parla del Corviale: «Anche se è valido dal punto di vista sociologico, non avrebbe senso abbattere il Corviale – ha detto l’architetto – perchè non è in condizioni negative, anzi resta un esempio di tecnologia applicata all’architettura. Sarebbe uno spreco di denaro».

Il Tempo, 24 agosto 2010

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Se il sindaco impugna  il piccone di Mussolini

Preso da una improvvisa e insana nostalgia per il piccone con il quale Benito Mussolini personalmente mise mano, a suo tempo, alla distruzione del vecchio Auditorium di Via Ripetta, e all’isolamento dell’Augusteo, Gianni Alemanno ha proposto di demolire Tor Bella Monaca e di spostare altrove i suoi abitanti. Lo ha dichiarato nel corso di un dibattito intitolato alla “Estetica della città” che si teneva a Cortina Incontra. Non ci ha detto tuttavia se sarà lui personalmente a dare il primo colpo di piccone alle case e al teatro di quell’infelice quartiere. Né ci ha detto quando questo avverrà. Speriamo comunque di esserne tempestivamente avvertiti per poter personalmente assistere all’avvenimento. Instancabile, il nostro sindaco architetto ha aggiunto, nella stessa occasione, che non è sua intenzione radere al suolo Corviale, come invece aveva dichiarato di voler fare Teodoro Buontempo, assessore alla casa nella giunta Polverini.

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Tor Bella Monaca tutta da rifare: via le torri, il quartiere diventerà una nuova Garbatella. Alemanno: “Il progetto c’è, se serve faremo un referendum”.
PD “Progetto ridicolo”

Il sindaco di Roma Gianni Alemanno Tor Bella Monaca perderà le torri. E rinascerà come una nuova Garbatella, case basse che si piglieranno gli spazi lasciati vuoti, sul modello della città giardino. Perché i grattacieli vanno bene per i centri direzionali, non per farci vivere le famiglie. «Sarà la rivoluzione d’ottobre» assicura il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, che dal palco di Cortina Incontra rilancia la proposta urbanistica per la quale c’è un master plan pronto per essere condiviso e discusso con i residenti. Nel caso, ci scapperà anche un referendum. Bisogna radere al suolo e ricostruire le zone vetuste. E il sindaco non vuole imporre decisioni. Il programma «non sarà calato dall’alto ma sarà discusso e approfondito con i residenti, anche con un referendum» assicura. «Stiamo lavorando – spiega il primo cittadino – e lo presenteremo a fine ottobre, ad un master plan della zona: vogliamo edificare nelle aree limitrofe al quartiere per demolire le Torri e le abitazioni in pessime condizione».

Demolire e riedificare non è un capriccio estetico. Ma «un progetto prioritario soprattutto funzionale», uno tra quelli per le periferie. «I palazzoni attaccati si aprono. In molti appartamenti del quartiere piove, in altri si può vedere il cielo da sotto il tetto» spiegava ieri Alemanno ad Affaritaliani.it motivando l’idea dell’intervento. Insomma, «è una situazione disastrosa. Non si tratta di cacciare la gente – ha detto il sindaco – ma di costruire nuovi quartieri limitrofi, per poi trasferirvi chi oggi abita a Tor Bella Monaca. Chi oggi difende Tor Bella Monaca così com’è sta fuori dalla realtà».

Per Tor Bella Monaca si può pensare alla costruzione di grattacieli? «No – replica il sindaco – I grattacieli non sono un dogma, ma un’ipotesi architettonica che servirebbe per luoghi per servizi e non residenziali. Per l’edilizia popolare non pensiamo a quella verticale. Sarà fatta sul modello Garbatella, a reti diffuse».

Michele Placido ha approvato come «coraggiosa» l’idea lanciata da Alemanno: «Perché il territorio lo conosce bene – replica Alemanno – Non come altri, come Asor Rosa, che magari non ci vanno da chissà quanto tempo». E Corviale? «Anche se brutta e di forte impatto estetico quanto Tor Bella Monaca non è così dissestata come quest’ultima – è la spiegazione del sindaco -. La struttura di Corviale fu fatta meglio e quindi offre ora standard e qualità abitative migliori di Tor Bella Monaca, la realtà peggiore di Roma».

Il Tempo, 24 agosto 2010
di Grazia Maria Coletti

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(ASCA) – Roma, 6 ago – Attivarsi per sbloccare i 20 milioni di euro nella disponibilita’ dell’Ater per riqualificare il complesso di Corviale, anziche’ pensare di abbatterlo. E’ quanto chiede il consigliere regionale del Lazio, Enzo Foschi (Pd), manifestando la sua obiezione alla proposta dell’assessore alle Politiche per la casa, Teodoro Buontempo, di abbattere il complesso sulla Portuense.

Proprio oggi un gruppo di cittadini si e’ riunito sotto il palazzo della Regione per protestare contro l’ipotesi di demolire il serpentone.

”Su Corviale – dichiara Foschi – l’assessore Buontempo non sta dalla parte dei cittadini. Questo mi pare evidente, anzi, con le sue proposte, umilia proprio il lavoro svolto da anni e con grande impegno e passione dagli abitanti di Corviale per completare il progetto inziale e dare un’anima al luogo in cui abitano”.

”Con la proposta di abbattere quelle case – prosegue il consigliere – sembra che l’assessore si sia iscritto a tutti gli effetti al Pdl cioe’ al partito del chiacchiericcio della politica fatta di parole. A meno che non voglia aprire spazi alla speculazione. Dove e in quali aree dovrebbero essere costruite le nuove case,e da chi? Credo sia il caso di lasciar stare le ciarle e iniziare a dare risposte concrete ai cittadini del complesso della Portuense”.

res/mcc/ss

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Gli abitanti chiedono alla Polverini e a Buontempo di riqualificare dell’edificio dove vivono 7000 persone

ROMA – Un gruppo di cittadini del Comitato inquilini di Corviale (Cic), un’associazione culturale che fa capo al coordinamento “Corviale Domani”, ha manifestato venerdì mattina davanti alla sede del Consiglio regionale del Lazio per dire no alla demolizione dell’edificio, ipotesi proposta dall’assessore regionale alla Casa Teodoro Buontempo. Gli inquilini, che hanno esposto poster e progetti, hanno invitato «l’assessore Buontempo e la presidente della Regione Lazio Renata Polverini a venire a conoscere personalmente la realtà di Corviale, per ricredersi rispetto alle improbabili ipotesi di distruzione del Serpentone».

7 MILA ABITANTI – «A Corviale – ha spiegato Angelo Scamponi del Cic – vivono tra le 6500 e le 7 mila persone, come una città di provincia. La realtà è che la nostra realtà non la conosce nessuno. Noi siamo favorevoli alla riqualificazione dell’edificio: ci sono già in atto dei progetti come quello di risanamento del IV e del V piano a scopo residenziale, e ci sono in attesa 115 famiglie che hanno diritto». Scamponi ha inoltre parlato di uno stanziamento da 17 milioni di euro, confermato sia dalla giunta Storace che da quella Marrazzo, «per la compartimentazione dell’edificio, cioè per la sua verticalizzazione: la creazione di più ingressi e condomini rispetto a oggi e che è decisiva per la riqualificazione del palazzo-quartiere». Gli inquilini del Serpentone, che sarebbero favorevoli anche al coinvolgimento dell’area nei progetti di Roma 2020, temono intenti speculativi rispetto al territorio della Tenuta dei Massimi, e hanno rinnovato l’invito all’assessore Buontempo a venire a visitare la struttura. «Se fosse stato concluso il progetto originale – ha concluso Scamponi – Corviale sarebbe un fiore all’occhiello. Invece è stato completato al 50%» (Fonte: Ansa, 6 agosto 2010).

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È invece la periferia a fare da sfondo a Et in terra pax, selezionato per le “Giornate degli Autori”. I due registi, romani non ancora trentenni, sono amici d’infanzia; cresciuti all’Alberone, hanno frequentato insieme tutte le scuole, maturando la passione per il cinema e insieme hanno diretto cortometraggi e videoclip.

Realizzato in soli 17 giorni di riprese, con attori e troupe di giovanissimi – in buona parte allievi del Centro Sperimentale, e con un budget di appena 30mila euro, garantito da due produttori coraggiosi Gianluca Arcopinto e Simone Isola, Et in terra pax è solo in parte un film sul disagio della periferia romana. “Non volevamo realizzare un film di denuncia sociale – dichiarano Botrugno e Coluccini un film di denuncia sociale – quanto soffermarci sulla psicologia dei personaggi, portare alla luce una condizione di precarietà e solitudine, di cui il “Serpentone” di Corviale è in qualche modo simbolo. Abbiamo perciò evitato di esporre giudizi morali o etici: d’altra parte siamo convinti che il quartiere dove è ambientato il nostro film non sia affatto la periferia più violenta e criminale della città, anche se questa convinzione è assai diffusa”.

Il loro film si compone di tre storie: quella di Marco, che, dopo cinque anni in carcere, torna a casa alla ricerca di una vita normale ma, rifiutato dalla famiglia, riprende a spacciare. Quella di Sonia, universitaria che per mantenersi lavora in una bisca e infine quella di tre ragazzi, Faustino, Massimo e Federico, legati da un’amicizia che li illude di essere invulnerabili. Le tre vicende sono destinate intrecciarsi in un crescendo drammatico di fuoco, sangue e violenza.

Storia, personaggi e atmosfere rimandano a un modello facilmente identificabile: Pasolini. “In effetti – ammettono i registi – Pasolini è un punto di riferimento, ma non solo cinematografico, soprattutto letterario. Mentre, essendo cinefili accaniti, dal punto di vista iconografico nel film ci sono molti modelli di ispirazione e in particolare il cinema russo e orientale”.

Franco Montini
(14 agosto 2010) – La Repubblica
link all’articolo originale

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Interessate anche la Magliana, Primavalle e San Basilio

Votati gli articoli 11: le opere entro 18 mesi

Sono vere entrambe le cose, «il mal di pancia» venuto ad alcuni consiglieri comunali nel votare « la più grande riqualificazione delle periferie mai concepita a Roma, dal dopoguerra a oggi » . Gli undici articoli 11 quelli che Francesco Smedile, Margherita, definì « il giubileo delle periferie » sono stati votati: « Tra diciotto mesi assicura l’ assessore competente, Roberto Morassut partiranno le prime realizzazioni » . A proposito di tempo: « Questi progetti sono rimasti cinque anni fermi in Regione, con una Giunta amica avremmo dimezzato i tempi » . Per dare un’ idea: quattro milioni di metri cubi, 450 interventi, dei quali 116 di denaro privato, spesa complessiva di 1700 milioni di euro. Undici progetti complessivi, strade e piazze destinate a cambiare, scuole, campi sportivi e parchi a nascere. « Una grande vittoria dell’ ubanistica moderna » , sintetizza Morassut. E allora, il mal di pancia? « In questi cinque anni, da quando gli articoli 11 sono nati ( sindaco Rutelli, ndr) sono cambiate molte cose, dai territori alle persone che li abitano » . per sintetizzare: inutile costruire un centro commerciale in una periferia che ne ha già uno. E le discussioni ( su Fidene, Primavalle, San Basilio), in Campidoglio non sono mancate. Poi, però, nonostante il « mal di pancia » abbastanza diffuso, il voto è arrivato. E dunque gli articoli 11 di Corviale, San Basilio, Primavalle Torrevecchia, Magliana e Fidene Valmelaina sono stati votati ieri. Altri 3, sono stati votati qualche giorno fa. E perché quest’ accelerazione, dopo cinque anni d’ attesa? Semplice: devono essere approvati entro fine aprile, oppure l’ iter riparte. « E la Regione ce li ha dati un mese fa » . E allora, mal di pancia o no, ecco le approvazioni. Anche per quelli di Fidene e San Basilio, che hanno fat to discutere un bel po’ i consiglieri comunali: « Oggi ha detto nel suo intervento il capogruppo dei Cristiano democratici per Roma, l’ ex Udc Marco Di Stefano voterò soltanto per un grande senso di responsabilità verso la città a favore degli articoli 11. È imbarazzante però ha aggiunto che un consigliere che cinque anni fa ha votato contro una delibera si ritrovi adesso a doverla approvare modificata dalla Regione che non ha le competenze per farlo » . Applaudiva forte anche la consigliera di Rifondazione comunista, Adriana Pera. « Su Fidene, in fase attuativa faremo tutte le modifiche necessarie » , dice Morassut. Ma per altri quartieri, la situazione sembra ancora più complicata: su Colle della Strega ( XII Municipio) che sarà votato nelle prossime ore, l’ accordo anche per le proteste dei cittadini rischia di saltare. Il capogruppo di An in Campidoglio, Sergio Marchi, spiega diversamente il ritardo accumulato: « Colpa dell’ amministrazione capitolina che troppo spesso ha stravolto il progetto originario degli articoli 11, da strumenti di recupero per le periferie a semplici mezzi per realizzare nuove speculazioni edilizie in zone spesso ingolfate e senza servizi. Ringraziamo la Regione Lazio aggiunge Marchi che nei mesi scorsi, in sede di conferenza dei servizi, ha parzialmente corretto questi piani rendendoli oggi votabili. An, votando a favore degli articoli 11, ha dato il suo contributo per non buttare a mare il lavoro di dieci anni ma conclude si mantiene fortemente critica su tutto l’ impianto urbanistico varato dal Comune di Roma dal piano regolatore in poi» . In ogni caso, come dice Morassut, «questa degli articoli 11 sembrava essere diventata una favola metropolitana. Invece, adesso, è realtà» .
Capponi Alessandro
(28 aprile 2005) – Corriere della Sera

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Continua il dibattito sul palazzone costruito 38 anni fa che ospita 6500 persone. Buontempo: abbattiamolo. L’assessore Croppi: non è più degradato

ROMA – Riqualificare o buttare giù il «Serpentone»? A 38 anni dalla sua costruzione, continua l’acceso dibattito sul palazzo di Corviale abitato oggi da 6.500 persone. L’ultimo scontro (a distanza) è tutto interno al centrodestra: con l’assessore capitolino alla Cultura, Umberto Croppi, che difende l’opera dell’architetto Fiorentino e promuove iniziative artistiche per “qualificare” l’area e Teodoro Buontempo che subito dopo la nomina all’assessorato regionale alle Politiche per la Casa aveva annunciato di voler buttare giù il palazzo  e che ora ribadisce: «Bisogna abbattere presto quell’ecomostro che mangia risorse pubbliche».

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Repubblica — 23 marzo 2006 pagina 2 sezione: ROMA

Vivremo in una città fatta per due terzi di verde, con 23 metri quadrati a testa di parchi e giardini. Abiteremo una capitale con 610 chilometri di binari per tre passanti ferroviari e quattro linee metropolitane fino oltre il raccordo, con 310 stazioni che metà dei romani raggiungerà a piedi da casa. Lavoreremo in una metropoli in cui 500.000 persone troveranno un’ occupazione indotta dalla rivoluzione urbanistica del nuovo piano regolatore, che attiva 40 miliardi di investimenti (stime Ecosfera). A volte fare i conti aiuta a capire. A comprendere com’ è che alla fine di una maratona istituzionale la città delle associazioni e delle categorie, degli industriali e degli ambientalisti, della politica e della cultura si sono trovate con un calice in mano a brindare. è «la più grande manovra urbanistica dalla storia di Roma Capitale», dice il sindaco Walter Veltroni ringraziando maggioranza e opposizione per «la concertazione e il clima istituzionale, un capitolo importante del modello Roma». Una manovra che coniuga «speranza, desiderio e sogno» in un piano che «ha accolto il 25% di 7.000 osservazioni “controdedotte”», cioè discusso fino alla noia e al particolare; che integra il «documento sulla partecipazione approvato il 2 marzo» vincolando alla consultazione continua dei cittadini nelle “case dei municipi” e nella “casa della città”; un piano che fa sue «la delibera sull’ edilizia residenziale pubblica per 22mila stanze» approvata ieri all’ alba, e altri provvedimenti per un totale «di 68mila stanze, pari a 22mila appartamenti che costituiscono il 23% del totale residenziale». Ancora, un Prg che ridisegna la ferita di Corviale destinandole «servizi per integrare e migliorare la vita dei suoi abitanti» e risparmiandole il piccone evocato da An; che risana il Laurentino 38 con «il recupero qualitativo e con la demolizione dei due ponti». Dalle “mani sulla città” del passato che brucia, dove i costruttori stiparono alveari oggi a rischio anche sotto il profilo statico, si passa alle scelte selettive di diradamento, con demolizioni e ricostruzioni: è accaduto in via Giustiniano Imperatore e potrà accadere a Marconi, al Tiburtino o al Tuscolano. Dall’ urbanistica che insegue i quartieri abusivi si arriva alla progettazione di 18 centralità metropolitane dotate di tutto, servizi culturali e amministrativi, sportivi e tecnologici. Lì si sono distese cubature più intense, 4,1 milioni di metri cubi alla fine di una cura dimagrante chiesta dai quartieri stessi, perché il cemento pioverà per arricchire, moltiplicando il gioiello che l’ era fascista realizzò all’ Eur, l’ unica centralità metropolitana che già esiste. Così l’ Eur di domani si fa in diciotto, da Acilia a La Storta, da Torre Spaccata a Ponte Mammolo. Intanto, il centro antico si allarga a “città storica” e passa da mille a 7.000 ettari, tutelando 25.000 punti di interesse. Nelle periferie nasceranno dai cittadini i piani particolareggiati per ridisegnare gli 80 “toponimi”, i quartieri abusivi degli anni Ottanta, mentre pubblico e privato collaboreranno finanziariamente nei “programmi integrati” per Torre Maura e Giardinetti, Ottavia o Torre Angela. Intanto, via libera alla grande architettura: dopo i gioielli di Meyer e Piano arrivano quelli di Fuksas, Hadid, Koolhaas… – PAOLO G. BRERA