Corviale.it https://www.corviale.it un’idea, un luogo di incontro, un gruppo di persone, un quartiere, una scommessa Tue, 15 Oct 2024 12:31:36 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=4.7.29 Teatro in Municipio XI https://www.corviale.it/2017/09/12/teatro-in-municipio-xi/ Tue, 12 Sep 2017 15:30:08 +0000 http://corviale.it/?p=1456 Sala Consiliare “Luigi Petroselli”
Via Marino Mazzacurati, 75
16, 17 e 18 settembre 2017

Ingresso gratuito

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Andrea Riccardi: oggi Gesù abita nelle periferie https://www.corviale.it/2017/04/16/andrea-riccardi-oggi-gesu-abita-nelle-periferie/ Sun, 16 Apr 2017 17:26:56 +0000 http://corviale.it/?p=1443 Esce il libro di Andrea Riccardi.
Nel volume lo storico esplora la nuova frontiera della Chiesa nel mondo globale
Vivere il Vangelo tra la gente dei quartieri degradati, l’impegno indicato dal Papa.
Pubblichiamo un estratto dal saggio dello storico Andrea Riccardi «Periferie. Crisi e novità per la Chiesa» (Jaca Book), che esce giovedì 7 aprile. Un viaggio nelle realtà marginali che si richiama agli appelli di Papa Francesco.

La condizione umana è cambiata rapidamente nel XX secolo: ai primi del Novecento solo un decimo degli abitanti del mondo viveva nelle città, soprattutto nel Nord America e in Europa, mentre nel 2030 si prevede che quasi il 60% della popolazione mondiale sarà urbana. Il pianeta è una realtà ormai urbanizzata: nel secolo scorso si è avviata la grande svolta, che ha invertito il rapporto tra città e campagne. Nel 2007, in pieno processo di globalizzazione, per la prima volta nella storia umana, gli abitanti delle città hanno superato quelli delle campagne: il mondo è divenuto essenzialmente urbano. Ma tutto questo è avvenuto in modo molto particolare: gran parte della popolazione delle città vive ormai nelle periferie. Paolo Sellari osserva che le città del Terzo Mondo tendono a riprodurre la dialettica centro-periferia che in larga parte caratterizza ancora oggi il mondo socio-economico, non solo nei centri urbani ma in interi Paesi.

La periferia caratterizza in profondità il mondo contemporaneo con agglomerati che si addensano attorno alle città. Infatti il processo di urbanizzazione globale induce un fenomeno caratteristico della città contemporanea: la cosiddetta slumizzazione. Nel 2003, il 71,9% della popolazione dell’Africa subsahariana vive negli slum. Questa è la condizione urbana più diffusa nel continente: quella di periferico. A livello mondiale gli abitanti degli slum accolgono oggi il 31,6% della popolazione. È un popolo enorme. Un mondo che non ha voce, ma riceve costanti messaggi da un centro («mediatico»), che attrae verso standard di vita peraltro non praticabili. I periferici sono un popolo di «esclusi», che vengono continuamente sollecitati e messi a contatto con modelli non raggiungibili.

I problemi concreti posti dal rapido cambiamento della condizione di vita della popolazione mondiale sono numerosi: da quelli inerenti agli approvvigionamenti alimentari, a quelli della diminuzione o dell’inquinamento delle risorse idriche, alla difficoltà dei trasporti urbani (inadeguati o estremamente carenti in alcune città), agli ovvi, ma drammatici, problemi del lavoro. La realtà umana e sociale della città del XXI secolo è fortemente diversa da quella della città novecentesca. La presenza di grossi agglomerati di proletariato (quindi di periferici) nella città novecentesca spesso era in rapporto dialettico o conflittuale con il «centro» attraverso la realtà della lotta politica e sindacale, ma in fondo si ritrovava — pur in contrapposizione — all’interno di un orizzonte comune. Attraverso lo scontro e la politicizzazione delle aspirazioni della periferia, si veniva a creare un processo integrativo.

Oggi è molto diverso. Le periferie, che sono molto più integrate da un punto di vista di comunicazione rispetto a quelle del secolo scorso, sono invece distaccate e non rappresentate da un punto di vista sociale e politico. Qui spesso le reti sociali sono scadenti o assenti. Il controllo sugli spazi urbani periferici risulta complesso e difficile, tanto che vaste aree — specie nelle megalopoli — finiscono sotto il dominio di mafie e di cartelli internazionali o nazionali del crimine.

La città del XXI secolo è sempre meno una comunità di destino. Anzi, mentre una parte di essa viene assorbita nei flussi globali e procede sulla via dell’internazionalizzazione, un’altra resta ai margini e fuori dai circuiti di integrazione, se non sprofonda in una condizione di isolamento. Sono i quartieri abbandonati dove spesso le persone vivono per l’intera esistenza e dove forse i figli faranno la stessa vita dei genitori. L’universo delle megalopoli si è strutturato in modo che molto spazio abitato diventi luogo di esclusione. La megalopoli produce costantemente periferie urbane e periferizzazioni umane. Di fronte a questa realtà, specie nel Sud del mondo, lo Stato e le istituzioni sovente rinunciano ad un controllo reale di questi spazi. Diventa un mondo perduto, in cui i drammi umani e sociali si annodano con reti criminose e ribellismi endemici, nel quadro di una cultura della sopravvivenza.

Il cristianesimo — su impulso di papa Bergoglio — ha la possibilità di comprendere in modo nuovo la condizione umana e urbana del XXI secolo. Certo questo processo richiede profondi cambiamenti. Non è più possibile affrontarlo con la mappatura territoriale, tipica di altre età, fortemente influenzata dal mondo delle campagne, che divideva lo spazio in circoscrizioni predefinite. L’idea stessa di territorio come habitat esclusivo dell’uomo e della donna è rimessa in discussione dalla mobilità umana e dai trasporti, oltre che dalle comunicazioni via internet. Il sistema pastorale si rivela inadeguato.

Dopo il Vaticano II, sulla scorta del rinnovamento dell’eccelesiologia, si è molto insistito sulla dimensione della Chiesa locale, ma è stato un rinnovamento a metà. La Chiesa locale, a sua volta, ha spesso una visione centralistica che non dà spazio alle periferie. Non basta dividere le diocesi e rendere il centro più prossimo alle periferie. Occorre suscitare nuove realtà cristiane nelle periferie, accettandone la storia e la configurazione. Non tutto può essere programmato dal centro. E la diversità delle esperienze cristiane sullo stesso territorio non significa competitività. Il vero punto focale è quello di un cristianesimo inserito nella cultura e nella realtà urbana, soprattutto, delle periferie.

Papa Francesco, parlando ai superiori generali delle comunità religiose, ha fatto un’importante affermazione: «Io sono convinto di una cosa: i grandi cambiamenti della storia si sono realizzati quando la realtà è stata vista non dal centro, ma dalla periferia. È una questione ermeneutica: si comprende la realtà solamente se la si guarda dalla periferia, e non se il nostro sguardo è posto in un centro equidistante da tutto».

La «chiave ermeneutica» di Franceso non è un progetto di riforma della Chiesa attraverso strutture più decentrate. È una proposta che va recepita e realizzata con costruttività, inaugurando o continuando percorsi nelle periferie e con una visione dal basso. Bisogna infatti chiedersi che cosa significa vivere il Vangelo in un mondo urbano globale così cambiato, anzi vorrei dire in una «civiltà» per tanti aspetti nuova, come quella introdotta dalla globalizzazione. Per compiere questa operazione così importante, che rappresenta un passaggio storico, occorre dislocarsi nelle periferie come vissuto cristiano e come punto di partenza per un’intelligenza della realtà. Non si tratta di una posizione ideologica, ma di ripensare una storia che può e deve ricominciare da queste posizioni e di maturare una visione in questi ambienti.

Il tema delle periferie e quello della città globale segnano un passaggio fondamentale da una concezione ecclesiastica della Chiesa e della pastorale, che faticosamente e con contraddizioni ha provato a recepire il Concilio Vaticano II, a una concezione di Chiesa di popolo. Non si tratta certo di sottovalutare il ministero sacerdotale, ma di non concentrare in esso tutta la responsabilità pastorale (come si fa generalmente, nonostante i tanti discorsi di segno contrario e quelli ricorrenti contro il clericalismo). Si deve far emergere un popolo che, nella sua complessità e interezza, sia capace di comunicare il Vangelo, di viverlo nelle periferie delle città, di dar origine a percorsi cristiani diversi, anche se convergenti nell’unica grande famiglia della Chiesa.


La periferia che Andrea Riccardi incontra agli inizi della sua esperienza nel 1968, ancora studente, è, dice “una specie di rivelazione. Un mondo al contrario, ma non solo. un mondo umano, violento ma anche straordinario”.

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Laboratorio di Teatro e Acrobatica bambini 3-10 anni all’interno del Centro Polivalente “Nicoletta Campanella” https://www.corviale.it/2016/10/01/laboratorio-di-teatro-e-acrobatica-bambini-3-10-anni-allinterno-del-centro-polivalente-nicoletta-campanella/ Sat, 01 Oct 2016 07:40:16 +0000 http://corviale.it/?p=1436 LABORATORIO DI TEATRO E ACROBATICA
Rivolto ai bambini dai 3 ai 10 anni
Prima lezione di prova (gratuita e senza impegno) 7 ottobre 2016 ore 17.00
Un percorso di educazione Teatrica che utilizza il mezzo teatrale e le sue discipline come l’espressività corporea, l’acrobatica e la danza movimento. Una possibilità di crescere, sperimentare, giocare e stare in compagnia.
Per info 
Responsabile del corso Elisabetta Galli 333 4472079
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A Roma servono idee, visioni e aspirazioni condivise https://www.corviale.it/2016/09/13/a-roma-servono-idee-visioni-e-aspirazioni-condivise/ Tue, 13 Sep 2016 08:49:56 +0000 http://corviale.it/?p=1453 L’interesse politico è capire se il Movimento 5 Stelle nella capitale — con evidenti riflessi nazionali — abbia capacità di governare o sia stato un ascensore sociale per personale eterogeneo

Andrea Riccardi su Corriere della Sera

Il governo di Roma è in affanno. Doveva essere un inizio di rinnovamento. Ma ci si ritrova impantanati. L’attenzione di questi giorni si concentra su Virginia Raggi e sulla sua giunta. L’interesse politico è se il Movimento 5 Stelle a Roma — con evidenti riflessi nazionali — abbia capacità di governare o sia stato un ascensore sociale per personale eterogeneo. Alle elezioni amministrative, il Movimento ha intercettato una vasta domanda dei romani, delusi dal Pd, che ha messo insieme ambienti assai eterogenei nella capitale. Tuttavia il problema non può essere personalizzato su Virginia Raggi, che si spera entri presto in azione. Tutti si rendono conto del pericolo: che si ripeta quanto è avvenuto a Marino. Sarebbe drammatico: le urne potrebbero dare risultati sorprendenti, oltre che sancire un ulteriore distacco dei romani dalla politica. Molti ora si augurano che la Raggi ce la faccia. Ma i problemi, che la giunta si trova ad affrontare vengono da lontano. La capitale ha bisogno di governo e cambiamenti, perché è una della città italiane che ha maggiormente mutato pelle negli ultimi decenni.

Roma, a differenza di molte città, si è formata con ondate successive d’immigrati: non ha un carattere identitario forte. La stessa parlata romanesca è molto cambiata dagli anni Settanta-Ottanta. Roma, in qualche modo, è la città più «italiana» di tutte e meno localmente caratterizzata. La coesione è venuta dalle istituzioni dello Stato, il più grande datore di lavoro a Roma, attorno a cui si è creata gran parte di quel ceto medio, oggi in difficoltà. Ceto medio e statali, per molti aspetti, si sovrapponevano. Roma si è molto identificata con la «Repubblica dei partiti». L’integrazione degli immigrati specie del Sud nelle periferie urbane ha visto come attori decisivi le reti della Dc, le sezioni del Pci e la Chiesa. Attraverso queste reti si è formata anche la classe dirigente romana fino all’elezione diretta del sindaco.

 Questa svolta è stata un’occasione positiva per Roma. Negli anni dei sindaci Rutelli e Veltroni, dal 1997 al 2008, una leadership forte ha coniugato le spinte innovative con una forza che veniva dal patrimonio politico del passato. Tutto questo si è dissolto. Non basta ora reclutare un nome, più o meno noto, per candidarsi a governare la città. La macchina capitolina è inceppata tra una contraddittoria pletora di dipendenti e carenze gravi di personale. Inoltre, come in altre burocrazie, si è determinata oggi una qualche paralisi amministrativa: i funzionari tendono ad assumersi sempre meno responsabilità. Per non parlare delle aziende partecipate. Intorno a Marino si è aperto il vuoto. Succederà qualcosa di simile alla Raggi?

Non è augurabile. Ogni sindaco, al di là delle sue capacità, imbrigliato tra pressioni contrastanti, non può far finta di stare alla testa di una macchina che funzioni e che si è dimostrata troppo permeabile a interessi mafiosi (il pericolo non è archiviato). Come riformarla? E’ un problema di lungo periodo, che bisogna porsi: va oltre il governo ordinario. Roma, con le sue dimensioni e istituzioni, non può candidarsi però a essere una città globale. E poi questa Roma non è amata dai suoi cittadini. E’ percepita lontana dalla gente nei problemi quotidiani: dai trasporti alla nettezza urbana, al traffico… I romani si sentono altrove tra difficoltà e solitudini dei tanti ambienti periferici. Proprio nelle periferie e nelle sue solitudini, le reti mafiose possono proporsi come un supporto nel quotidiano, perché nel vuoto sociale non si vive. Questa è una permanente fragilità della città.

Il grande problema è il divorzio tra il Campidoglio e la società. La società non è più quella delle periferie alla metà degli anni Settanta, portate compatte dal Pci alla conquista del Comune. E’ frammentata e disarticolata. Chi mira all’eccellenza si rifugia in nicchie. Non esistono veicoli per convogliare consensi ed energie su una visione del «bene comune». Non c’è politica. Roma è arrabbiata, ma non si muove né «per» né «contro». Forse i romani sono uniti solo da un diffuso atteggiamento, fatto di scontento per la città, ma anche di affannata difesa del proprio «nido». S’investe sulla propria casa, ma tutto intorno lascia a desiderare. Si cerca di ridurre il più possibile l’uso personale del pubblico e del comune, come nei trasporti o nella sanità. Si tratta di rivolte individuali verso una città percepita come matrigna, che diventano un modo di vita. Tra l’altro, una città, vissuta così, ha scarse capacità d’integrazione per il mezzo milione di non italiani d’origine che abita qui, il 12,7% della popolazione (tra cui 100.000 musulmani).

Eppure Roma, in cattivo stato e penalizzante secondo chi la abita, è tanto amata nel mondo e dai turisti. Questi sono aumentati (del 77% dal 2000), nonostante visitare Roma sia più defatigante che vedere Parigi. Qualche flessione ci può essere, ma la capitale conserva un’attrazione e, in tante parti del mondo, resta un mito. Forse i romani amano poco la loro città o rinunciano a sperare in un destino comune, considerandola ormai uno sfondo all’intreccio delle loro esistenze. C’è un grave problema di società civile. Per questo, nonostante la necessità del miglior governo cittadino possibile, non si può guardare solo al Campidoglio, ma anche ai romani. Senza un processo di ricomposizione che riparta dalla società civile, il governo finirà per essere lo specchio dei romani.

Una città come Roma non può vivere senza idee, visioni, aspirazioni condivise. La giunta Raggi entri presto nel vivo dei problemi, com’è suo dovere. Non basta, se però qualcosa non si muove nella società e tra i romani. Lo storico tedesco, Theodor Mommsen, nel 1871, chiedeva preoccupato a Quintino Sella: «Ma che cosa intendete fare a Roma?». E ammoniva la nuova classe dirigente: «a Roma non si sta senza avere dei propositi cosmopoliti». Aveva ragione. Da troppo stiamo a Roma senza propositi cosmopoliti, ma anche con poche idee. Che intendiamo fare di Roma?

http://www.corriere.it/cultura/16_settembre_14/a-roma-servono-idee-a82c8508-79d2-11e6-8c12-dd8263fa3b6d.shtml

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Una Costituente per salvare Roma https://www.corviale.it/2015/11/10/una-costituente-per-salvare-roma/ Tue, 10 Nov 2015 08:47:19 +0000 http://corviale.it/?p=1451 Roma è un grande problema. Non basta trovare un nuovo sindaco per risolverlo. Chiunque sia, non sono possibili magie che cambino in profondità la situazione. Si è infranto da tempo un tessuto civico e politico. La classe dirigente è svanita. Si è creato un “mondo di mezzo”, trasversale, che media tra istituzioni, gente, servizi, denaro… in una logica mafiosa.

I partiti sono finiti (non solo a Roma). Anche le “eccellenze”, presenti in largo numero nella città, vivono spesso in tane protette, più che formare classe dirigente e società civile. Roma è parcellizzata. La gente si sente lontana dalle istituzioni. Basta guardarla dalle periferie, laddove essere romani è un’esperienza labile. Per questo lancio l’idea di una Costituente per Roma. Bisogna ricostituire il senso di un destino comune e di una comunità urbana. Non c’è solo spaesamento personale e politico.

Obiettivamente Roma ha dimensioni eccessive: sette volte Milano come estensione, mentre è la più grande città italiana, una delle più grandi in Europa e il più vasto comune agricolo del continente. C’è bisogna di una riforma, che porti gli amministratori vicino ai cittadini e crei dimensioni vivibili del governo.

Le istituzioni e la burocrazia del Comune vanno radicalmente riformate. Tutto questo non potrà farlo un uomo o una donna nella solitudine insidiosa del Campidoglio, anche se sorretti dal voto. E mi chiedo quanti romani andranno a votare alle prossime elezioni.

Una Costituente può fare ripartire la città, bloccata da un crescente immobilismo. Si può, si deve cominciare presto con chi è disponibile a lavorare per il bene comune. Bisogna ricostruire laboratori di classe dirigente, in cui convergano persone di ogni competenza e orientamento, per disegnare una riforma. Si deve creare una corrente di passione civica e di speranza, perché migliori questa città, così malconcia anche nell’aspetto urbanistico.

Migliorare e non costantemente decadere. Roma è la capitale nazionale. Ospita una Chiesa – con il Papa – a cui un miliardo e 200 milioni di cattolici guardano. È prossimo il Giubileo della misericordia. Ma Roma è ripiegata e senza fiducia nel futuro. La nostra città non può vivere per se stessa e senz’anima. Roma è una città-mondo e bisogna ridarle dignità di fronte al mondo.

Andrea Riccardi su Huffington Post

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CORVIALE TEATRO. LABORATORIO SHAKESPEARE DAL TESTO ALLA SCENA https://www.corviale.it/2015/02/05/corviale-teatro-laboratorio-shakespeare-dal-testo-alla-scena/ Thu, 05 Feb 2015 17:20:39 +0000 http://corviale.it/?p=1409 CORVIALE XI MUNICIPIO

A cura di Riccardo Vannuccini
PARTECIPAZIONE LIBERA E GRATUITA

Dal 4 febbraio al 29 marzo, nell’ambito del progetto IL TEATRO DEL RAMMENDO, ha inizio “Shakespeare. Dal testo alla scena”, un laboratorio teatrale di due mesi finalizzato alla messa in scena finale di AMLETO di William Shakespeare. Il laboratorio, con iscrizione e partecipazione libera e gratuita fino ad un massimo di 16 partecipanti, condotto dal maestro Riccardo Vannuccini, prevede fra gli altri la partecipazione il 12 febbraio di ELIO GERMANO che si confronterà con i partecipanti sul mestiere dell’attore; MICHELE RIONDINO il 19 marzo che oltre a raccontare il suo mestiere di attore proverà con il regista Vannuccini il personaggio di Amleto. ELODIE TRECCANI parteciperà dal 10 febbraio per 10 incontri consecutivi per un work shop sul mestiere di attore di televisione e di teatro e con il regista Vannuccini proverà il personaggio della Regina.
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Roma rinascerà solo dalle periferie https://www.corviale.it/2014/12/10/roma-rinascera-solo-dalle-periferie/ Wed, 10 Dec 2014 08:42:50 +0000 http://corviale.it/?p=1449 Le periferie sono rimaste troppo a lungo fuori dalla porta. Proprio nel tempo in cui Francesco ricorda che bisogna ricominciare da lì. Roma non è mai stata razzista. Bisogna ricostruire il tessuto umano e culturale della periferia.

Andrea Riccardi su Famiglia Cristiana

Roma è in una grave crisi. Questo è anche un problema per il Paese. La corruzione (bipartisan) fa notizia da giorni. Ci si chiede quale sarà l’ampiezza degli ambienti e il numero delle persone toccati da questa “associazione a delinquere di stampo mafioso”. Una parte della politica romana è stata inquinata. La politica si è rivelata prigioniera d’una bolla, incapace di radicamento vero, permeabile a operazioni che hanno visto agire insieme malavita, politici, burocrati, imprenditori.

Immigrati e periferie

Non sarà facile ricostruire la politica a Roma. Non si tratta di qualche aggiustamento di facciata. La corruzione ha toccato temi delicati: i rifugiati, i rom, le problematiche sociali. Quando si discuteva di questo, giocavano interessi occulti, che nulla avevano a che fare con la realtà. Un membro della cupola ha detto: «Altro che traffico di droga. Non hai idea che guadagno c’è con gli immigrati».

Una parte importante della crisi di Roma sono le periferie. A Tor Sapienza c’è stato un attacco d’un gruppo violento a un centro per rifugiati. È un atto della strategia della tensione nelle periferie e di altri processi oscuri. A Tor Sapienza i cittadini non ce la fanno più. Ma il motivo è un altro: non i rifugiati, ma la mancanza di lavoro, le scarse corse dell’autobus, i pochi negozi, il traffico di droga, la poca illuminazione… È il degrado della periferia romana su cui non si investe. Non è storia di qualche mese, ma di qualche anno.

Roma non è mai stata razzista. Il problema è che la città sta divenendo “liquida”, senza soggetti, comunità, corpi intermedi in periferia.

Bisogna ricostruire il tessuto umano e culturale della periferia. Ci vuole una grande iniziativa per una rinascita di Roma che coinvolga le periferie. Quest’anno ricorrevano i quarant’anni dal grande convegno sui “mali di Roma” voluto nel 1974 dal cardinale Poletti.
Emerse il sogno di una città inclusiva delle periferie. Le periferie sono rimaste troppo a lungo fuori dalla porta. Proprio nel tempo in cui papa Francesco ricorda che bisogna ricominciare da lì. Se non si riparte dalle periferie di Roma, ogni operazione resterà estranea alla vita dei romani.

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Spettacolo di Teatro Partecipazione https://www.corviale.it/2012/12/20/spettacolo-di-teatro-partecipazione/ Thu, 20 Dec 2012 18:05:41 +0000 http://corviale.it/?p=987 RocceSpineStreghe è uno spettacolo di teatro partecipazione perché dal vivo chiede costantemente al pubblico di partecipare per una coralità senza distinzione tra palco e platea.

Nasce dalla raccolta di storie di vita di uno dei tanti “dormitori” sparsi nell’estrema periferia romana, quella che fa Comune a sé…

Un piccolo viaggio insieme a Checchereché, tra cavatori e palazzinari abusivi, somari, cani, cicale, formiche, teste dure ed altre cose della stessa natura.

Dall’incontro con Ascanio Celestini nel 2006 nell’ambito del festival Bella Ciao – Il Balsamo della memoria, agli utili scambi con Alessandro Portelli, Rocce Spine Streghe è cresciuto ed è stato:

  • Allo Unity Folk Club – Londra
  • Al Circolo degli Artisti – Roma
  • Al Centro Sociale Brancaleone – Roma
  • Al Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari – Roma
  • Su Rai Radio 2 – Il Ruggito del Coniglio Blog
  • Su Radio 24 – Il Sole 24 Ore
  • Su La Repubblica.it
  • Su Rai Radio 1 – Radio Giornale
  • Su Rai 3 – TG3
  • Su Radio Rock
  • Su Radio Popolare Roma

Ma soprattutto nelle case e nei negozi di molti dei cittadini che ci hanno ospitato e ci ospitano ancora per raccontare di come ci sono risorse nonostante tutto ed una tra queste è senza dubbio: la partecipazione.

WWW.SIMONESACCUCCI.IT

Per info su spettacoli scrivi a: spettacoli@simonesaccucci.it

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«Abbattere Corviale», solo uno slogan https://www.corviale.it/2012/10/29/abbattere-corviale-solo-uno-slogan/ Mon, 29 Oct 2012 08:07:55 +0000 http://corviale.it/?p=979 Nel grattacielo orizzontale più lungo d’Europa, un chilometro di lunghezza per nove piani di altezza, vivono 8mila romani

ROMA – «Abbattere Corviale!» Slogan niente male, pronipote diretto di quel Futurismo che partì da un Manifesto esaltante («canteremo il vibrante fervore notturno degli arsenali e dei cantieri, incendiati da violente lune elettriche…» eccetera). Ma, come qualsiasi gesto destinato a colpire facilmente l’immaginazione proponendo un mondo lontano dalla realtà, l’abbattimento di Corviale resta ciò che abbiamo detto: uno slogan. Nient’altro.

Con l’aggravante che quel grido e quel punto esclamativo, richiamati dall’assessore Teodoro Buontempo già al momento del suo insediamento alla Pisana, quindi sin dall’inizio della giunta Polverini, hanno (volutamente?) distolto l’attenzione, e probabilmente molti fondi, da ciò che è più lontano dalla semplificazione di uno slogan: un progetto di riqualificazione, un piano di ripensamento. Operazione che affonda le sue radici nella realtà.

Prospettiva che dunque richiede lavoro, attenzione, capacità di interrogarsi e di analizzare. Di saper finanziare il giusto. Molto faticoso. Altro che Futurismo minore. Perché Corviale non è un’astrazione ma la complessa concretezza della vita di ottomila romani che abitano nel grattacielo orizzontale più lungo d’Europa, un chilometro di lunghezza per nove piani di altezza.

Continua a leggere sul Corriere della Sera, 29/10/2012

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Corviale chiama New York e Pechino, verde sul tetto del serpentone https://www.corviale.it/2012/03/23/corviale-chiama-new-york-e-pechino-verde-sul-tetto-del-serpentone/ https://www.corviale.it/2012/03/23/corviale-chiama-new-york-e-pechino-verde-sul-tetto-del-serpentone/#comments Fri, 23 Mar 2012 07:48:24 +0000 http://corviale.it/?p=976 In una stanza di periferia collegamenti web con altre città per il progetto United Roofs: ecco come trasformare le superfici piane dei palazzi in spazi verdi da coltivare

ROMA – Corviale sul tetto del mondo. Un tetto verde stavolta per creare una nuova rete sociale ed ecologica. Si chiama United Roofs, la rete globale dei tetti, un movimento, un progetto scientifico che collega Corviale con New York, Pechino e Termoli. Di che si tratta?Oggi in una stanza di Corviale chiamata dai residenti «la nostra stanza Nato», l’associazione Corviale Domani si è collegata tramite internet con progetti gemelli: con il Green Olympic Village di Pechino, il Cinema Lumiére a Termoli e le Roof Top Farms del Green Infrastructure Grant Program di New York. Per festeggiare l’evento c’è stata una grande festa sulle terrazze dello sterminato blocco di cemento costruito 35 anni fa, un tetto che sembra una pista di atterraggio.

Coltivare il tetto di Corviale. Si tratta del lancio dei primi nodi di una Rete globale, che sfruttando l’ecosistema digitale trasforma la rigenerazione degli ecosistemi urbani in un vero e proprio sogno condiviso ad occhi aperti. «Corviale si candida ad essere il più grande orto pensile, Roof Top Farm, del mondo da mostrare all’Esposizione Universale di Milano 2015, per nutrire il pianeta nell’era del nuovo urbanesimo» spiega Pino Galeota, di Corviale Domani. La Rete attualmente è composta da Università del Molise, di Bari, di Roma, di Ancona, di Torino, di Firenze, che con l’Ater e Corviale Domani stanno provando a costruire modelli di sperimentazione sul tetto di Corviale.

Continua a leggere su Il Messaggero, 23/03/2012

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