Lo sgombero si evita con un disabile. La casa popolare? La dà il clan
// maggio 16th, 2011 // 6 Comments » // Senza categoria
Cristiana era la “padrona” di Testaccio, vendeva più case lei di una multinazionale immobiliare. Peccato che le case non erano sue, ma dell’Ater. Poi la donna, che gestiva anche un fiorente giro di prostituzione, è finita in galera. Ma quante altre ce ne sono come lei in giro per il Bel Paese? Antonietta, invece, è stata vittima di un drammatico incidente stradale sulla via del Mare; mentre veniva trasportata moribonda in ospedale, la casa dove viveva era già stata occupata da una ragazza madre. Sono solo due delle tante storie che fioriscono all’ombra del racket delle case popolari a Roma. Una rete fatta di boss locali, guardaspalle fidati, ex pugili.
Veduta case popolari dell’Ater al Tufello, IV Municipio, Roma |
Monte Sacro, Tor Bella Monaca, Corviale, ma anche Garbatella, Tufello, Nuova Ostia. Questi i quartieri dove nella Città Eterna è più facile ottenere una casa pubblica dell’Ater o del Comune. Graduatorie, liste d’attesa? Macchè. Basta pagare il clan. Soldi sull’unghia. Il prezzario è preciso. “Per 2 camere 1.000-1.500 euro, a seconda della zona, 2.500-3.000 euro per 3 camere – spiega Frediano Manzi, presidente dell’associazione Sos Racket e Usura – In alcuni casi bisogna pagare pure dopo, 200 euro al mese. Una sorta di pizzo. In genere lo chiedono agli immigrati clandestini, che non possono denunciarli”.
A volte esattori e occupanti abitano nello stesso isolato. Fianco a fianco. Chi riscuote, alla bisogna fa anche l’usuraio, lo spacciatore. Qualcuno si spinge addirittura a mettere inserzioni sui giornali locali: cedo appartamento dell’Ater, 3 camere, cucina, bagno, cento metri quadri, interamente ristrutturato. Ma occupare una casa pubblica non è reato? No, se c’è lo stato di necessità, dice la Corte di Cassazione, che con la discussa sentenza n. 35580 del 2007, al terzo grado di giudizio ha mandato assolta proprio a Roma una donna sola e con figlio a carico.
“Per evitare lo sgombero basta la presenza di un disabile o di una ragazza-madre con 1-2 bambini – spiega Manzi – A Roma una di queste è una vera “professionista”, responsabile di ben 15 occupazioni, alcune addirittura contemporaneamente”. La normativa è contorta, non si può sbattere in mezzo alla strada una ragazza incinta o un anziano solo. Bisogna avviare un iter complicato, passano i mesi, le forze dell’ordine hanno mille altri problemi. Alla fine le chiavi passano di mano, subentrano i veri “inquilini”.
In Italia, secondo un’indagine realizzata da Dexia Crediop per Federcasa, sono occupate abusivamente oltre 26mila case popolari, il 5% del patrimonio. Ma mettendo insieme le grandi città – Roma, Milano, Napoli, Palermo, Bari – gli alloggi occupati, denuncia Federcasa, salgono al 20%. Uno su cinque. A Roma anche di più, secondo Sos Racket e Usura. I quartieri più colpiti? Monte Sacro, Tor Bella Monaca, Tufello, Nuova Ostia, Corviale, Garbatella, stando alle segnalazioni che giornalmente arrivano all’associazione. Sul litorale, – Anzio, Aprilia, Pomezia, – la situazione non è diversa da Roma.
Come fa il racket a scovare le abitazioni vuote? “Sanno dove colpire – risponde Manzi – Hanno una rete d’informatori agli sportelli degli uffici casa, negli ospedali, fra i portieri. In certi casi entrano con le doppie chiavi. Le vittime predilette sono anziani, disabili, gente che vive sola. Basta andare in ospedale, assentarsi 2 settimane. Al ritorno si trova la serratura cambiata e buonanotte”. Un autentico dramma. Il più delle volte gli occupanti non esitano a buttare in discarica tutto quello che trovano: abiti, documenti, ricordi, foto, libri. Un’intera vita cancellata.
Per sventare il pericolo, c’è chi si barrica, sbarra porte e finestre, vive prigioniero in casa. Al centralino di Sos Racket e Usura è arrivata di recente la telefonata di una donna di 72 anni: “Ha detto fra le lacrime di dover rinunciare al ricovero in ospedale – racconta il presidente dell’associazione – abita al Tufello, vicino via Giovanni Conti, una delle zone più a rischio”. Ma il racket è sempre in agguato. E colpisce con fredda tempestività quando meno te l’aspetti. Un anno fa, a Nuova Ostia, mentre la vittima di un drammatico incidente sulla via del Mare era ancora sull’ambulanza, trasportata moribonda in ospedale, la casa in via dei Forni dove viveva era già stata occupata. Da una ragazza madre con bimbo di 3 anni.
da Affari Italiani, 13/05/2011
di Marcello Viaggio