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Periferie: i progetti bloccati da Storace

// aprile 23rd, 2010 // Commenti disabilitati su Periferie: i progetti bloccati da Storace // articoli di giornale

Repubblica — 03 giugno 2004 pagina 1 sezione: ROMA

Caro direttore, leggo su La Repubblica che “il Sindaco di Roma ha inviato una lettera al Presidente della Regione Francesco Storace per sollecitare una rapida conclusione delle conferenze di servizi sugli articoli 11” Dunque ad oggi nessuno dei “Programmi di recupero urbano”, in gergo “articoli 11”, è in cantiere. Danno grave per Roma, effetto della mala politica secondo cui i programmi dell’ avversario, tanto più se utili alla città, vanno presi in ostaggio e bloccati. Cosa sono i Programmi di recupero urbano? Circa 1.700 milioni di euro per investimenti pubblici e privati nelle periferie romane, ricorda Repubblica. Periferie che si chiamano Acilia, Corviale, Fidene, Labaro, Laurentino, Magliana, Palmarola, Primavalle, Tor Bella Monaca, San Basilio, Valle Aurelia. Quartieri con oltre 400.000 abitanti. Investimenti per case, servizi e reti, ma soprattutto per nuove attrezzature. Cosa vuol dire? Basta elencarle: 49 parchi e giardini, 24 parcheggi, 22 asili e scuole materne, 15 medie ed elementari, 19 centri commerciali e di servizi (con incubatori d’ impresa e laboratori artigianali), 11 centri culturali (inclusi cinema e teatri), 4 biblioteche comunali, 3 musei, 15 impianti sportivi, 11 piste ciclabili, 7 mercati, 4 centri anziani, 8 tra centri civici, sedi di circoscrizioni e servizi socio-assistenziali, 4 alberghi. Tutto ciò era stato deciso e progettato con la più ampia partecipazione. A fine 1997 il Comune pubblicò un bando definito assieme ai Municipi. Risposero più di 200 imprese e operatori. Le proposte furono valutate da una Commissione tecnica cui partecipò anche la Regione. Poi centinaia di assemblee nei quartieri fissarono le priorità, discussero piani e progetti. Alla fine il Consiglio Comunale esaminò, cambiò, approvò (gennaio 2001). Per molti osservatori, anche europei, era finalmente la strada per vincere la sfida dell’ urbanistica contemporanea: per cominciare a rifare le periferie, dar loro funzioni, qualità, identità. Con questo traguardo cittadini, imprenditori e amministratori avevano lavorato assieme: evento nuovo, inammissibile per chi voleva restaurare la vecchia urbanistica. Dall’ aprile 2001 gli atti sono alla Regione. Il Presidente Storace fa sapere che se ne sta occupando. Da tre anni? Quale problema burocratico, se c’ è, non si risolve in tre anni? Quanti asili, biblioteche o alberghi si sono persi nel frattempo? * Docente di Urbanistica all’ università La Sapienza – DOMENICO CECCHINI*

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Repubblica — 26 ottobre 2002 pagina 15 sezione: ROMA

Musica elettronica, videoarte, architettura sono gli ingredienti di Sonicity 2002, il progetto realizzato dall’ associazione culturale Moorroom per Corviale. Il quartiere romano, progettato dall’ architetto Fiorentino nel 1972 e realizzato dieci anni dopo, è il palcoscenico in cui oggi si esibiscono musicisti e artisti. Una manifestazione composta da più eventi, a partire dalle 19, nel secondo e terzo lotto di quello che è considerato uno dei grandi edifici in Europa: 750 mila metri cubi di cemento, 958 metri di lunghezza, 200 di spessore e 30 di altezza per mille e 200 alloggi per anni abbandonati o occupati abusivamente. Il progetto ha natura di carattere sociale e di recupero di una zona lontana dai fermenti culturali. Dal 23 settembre al 12 ottobre è stato organizzato un workshop con i ragazzi che vivono a Corviale per dare loro gli strumenti minimi per realizzare un video sul loro quartiere, ora proiettato nel percorso che attraversa l’ edificio. I grafici italiani Coemae, i vj Riccardo Arena e Claudio Sinatti con le loro videoistallazioni verticali, il norvegese HC Gilje che presenta un video sugli aspetti architettonici di Corviale, Luigi Rizzo con il suo video in steadycam sono alcuni degli artisti che si sono misurati con questo strano prodotto dell’ architettura.

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Pagina 49
(9 maggio 1997) – Corriere della Sera

– è un paradosso? Corviale, uno dei quartieri piu’ degradati della Capitale progettato dall’architetto Mario Fiorentino tra il ’72 e il ’74 e realizzato tra il ’73 e l’81, deve ringraziare Tangentopoli. Ma poiche’ a caval donato non si guarda in bocca, gli abitanti di Corviale apprezzeranno l’inatteso regalo. L’Acea, che vanta un solido attivo di bilancio, ha infatti deciso di investire un miliardo e 600 milioni di lire, incassati di recente a titolo di indennizzo per danni subiti durante gli anni delle mazzette. Gli interventi di riqualificazione urbana sono quattro. “L’Acea negli anni passati, dal 1988 al ’92 . ha spiegato il presidente Fulvio Vento . e’ stata coinvolta in Tangentopoli. I procedimenti giudiziari che ne sono seguiti hanno riguardato imprenditori, esponenti politici e amministratori pubblici ai quali sono stati contestati reati quali la corruzione, la turbativa d’asta, la ricettazione ed il favoreggiamento. L’ azienda si e’ subito costituita parte civile nei confronti di tutti gli imputati. Dei numerosi rinviati a giudizio, 26 hanno patteggiato la pena e hanno corrisposto all’Acea l’indennizzo necessario per poter fruire del beneficio. Con questi soldi l’azienda comunale ha quindi deciso di fare una nuova illuminazione nel quartiere popolare di Corviale, realizzare una fontana in piazza della Giustiniana, costruire un impianto sportivo a Colli Aniene e di restaurare la Fontana Di Carlotta in piazza Ricoldo di Montecroce alla Garbatella. L’illuminazione che sara’ installata a Corviale tendera’ a migliorare sia gli aspetti legati alla sicurezza, aumentando i punti luce sulle strade, sia a valorizzare con luci colorate proiettate sulle entrate degli edifici e sugli spazi verdi, l’intero complesso. “Con questa iniziativa . spiega l’assessore ai Lavori pubblici del Comune Esterino Montino . si chiude veramente un’epoca. Gli interventi decisi dall’Acea rappresentano una ventata di grande pulizia e la prova concreta che le amministrazioni oggi tornano ad occuparsi delle citta’”. Gli abitanti di Corviale sono 8.500, 1.600 in cooperative Gescal e 6.900 in abitazioni Iacp. Vi sono due scuole elementari e una media, un mercato, la Asl, teatro, cinema, una biblioteca. Oltre all’intervento dell’Acea, il Comune ha investito un altro miliardo per il recupero del verde. Undici miliardi sono arrivati dalla Regione per il completamento del centro servizi, per il rifacimento delle coperture e la coibentazione delle facciate. In piazza della Giustiniana, in XX circoscrizione, nel parcheggio antistante la stazione ferroviaria, sara’ realizzata una fontana artistica che oltre a rinnovare un’antica tradizione romana, con giochi d’acqua, luci e spazi sosta attrezzati, contribuira’ a trasformare una piazza oggi anonima in un’area confortevole per i cittadini. A Colli Aniene in prossimita’ degli impianti Acea, sorgera’ un impianto sportivo dedicato completamente al calcio. Per la Fontana Di Carlotta e’ prevista infine un’accurata opera di restauro.

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Repubblica — 10 marzo 2007 pagina 2 sezione: ROMA

Oltre quarantuno milioni di euro per 222 palazzi. Queste le cifre del “progetto tetti” approvato ieri dal consiglio d’amministrazione dell’ Ater con il finanziamento della Regione. Per chi ama i numeri, l’ investimento è di 41.242.409,06 euro per 7.371 alloggi dei quali verranno rifatti tetti e coperture. Gli interventi sono previsti nei seguenti quartieri: Primavalle, Serpentara, Tufello, Valmelaina, San Basilio, Tiburtino-Casal Bertone, Rebibbia, Parco Tiburtino, San Vittorio Romano, Tiburtino III, Tor Bella Monaca, Tor de’ Schiavi, Torre Gaia, La Rustica, Quarticciolo, Laurentino, Acilia, Tor de’ Cenci, Spinaceto, Ostia Lido, Ostia Nord, Garbatella, Corviale, Borgo del Trullo-Monte Cucco e San Saba. Nei giorni scorsi l’Ater era stata al centro di un’ inchiesta di Repubblica che aveva denunciato la compravendita di alloggi popolari e le locazioni in Prati ad affittuari con redditi da 100 mila euro. Ora l’ex Iacp cerca di cambiare passo con questa maxi operazione. «Si tratta di un’importante opera di manutenzione straordinaria che segnerà una svolta nella vita di molti dei nostri assegnatari – commenta il presidente dell’Ater, Luca Petrucci – . Grande parte delle segnalazioni che ci arrivano dagli utenti riguardano il problema delle infiltrazioni d’ acqua, che provocano forte disagio a chi vive nelle nostre case. Abbiamo deciso, con i finanziamenti stanziati dalla Regione, di affrontare il problema una volta per tutte, aggredendolo all’ origine, ovvero coperture e tetti. Avremmo potuto, con quei soldi, scegliere la strada di interventi a tampone ma abbiamo preferito, in nome del rigore e del risanamento aziendale, operare su larga scala affrontando il problema dei problemi. Successivamente, con i soldi recuperati dalle morosità richieste agli inquilini, ci occuperemo del sistema fognario del nostro patrimonio. L’ obiettivo finale è una manutenzione eccezionale che duri nel tempo». Nella stessa giornata, ancora il cda dell’Ater ha deciso la messa in vendita di 361 negozi nelle zone più periferiche della città. «I locali – fa sapere ancora l’Ater – saranno proposti in vendita agli attuali locatari e, in caso di rinuncia da parte di questi, saranno messi in vendita con procedura di evidenza pubblica. Le delibere saranno visionabili, già dai prossimi giorni, sul sito dell’azienda, www.aterroma.it». «L’ intervento annunciato dall’Ater – dice il presidente della commissione Casa del consiglio regionale, Giovanni Carapella – va nella direzione che il consiglio regionale aveva auspicato, stanziando i fondi necessari. Proprio per il suo valore strategico il patrimonio residenziale dell’ Ater va riportato sotto controllo per intero e va difeso dalle speculazioni che ci segnalano ogni giorno, come quelle messe in campo dalle agenzie immobiliari che ormai mettono in vendita patrimonio come se si trattasse di immobili privati». – GABRIELE ISMAN

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Repubblica — 24 dicembre 2003 pagina 6 sezione: ROMA

«La nazionale di rugby si allenerà a Corviale, nell’ impianto che aprirà nel 2005. I lavori sono iniziati in questi giorni»: Gianni Paris, presidente del municipio XV, è soddisfatto. In via Rinuccini, nell’ area storica del serpentone, il cantiere è già aperto: tra 450 giorni, nel marzo 2005, l’ impianto – completo di campo in erba, illuminazione, bar, locali di pronto soccorso, spogliatoi e tribune – sarà pronto. «E’ destinato a diventare il terzo impianto pubblico della città – spiega Paris – dopo quello dell’ Acqua Acetosa e delle Tre Fontane all’ Eur, ma ospiterà gli allenamenti della nazionale e altri eventi di carattere non solo cittadino. Ne siamo davvero orgogliosi: il rugby è una disciplina emergente, con una storia assolutamente affascinante, per cui la città aveva bisogno di un’ ulteriore struttura: il municipio si fa così carico di una necessità di tanti romani appassionati di questo sport». La prima parte dell’ opera costerà 440 mila euro: «Sono a carico del Comune, e il progetto è stato realizzato dal dipartimento XII con i suoi ingegneri, geometri, tecnici e architetti. E davvero vorrei ringraziarli tutti», dice il minisindaco ds. L’ impianto ospiterà anche alcune partite del Sei Nazioni, il torneo più prestigioso del mondo per la palla ovale, a cui l’ Italia partecipa assieme alle nazioni nobili della disciplina. Poi Paris cede ai sentimenti e racconta del Corviale che «non è più soltanto il serpentone di oltre un chilometro, simbolo di una periferia sbagliata, che qualcuno nel centrodestra voleva persino abbattere. Corviale invece è rinata», e cita la biblioteca aperta un anno fa e intitolata a Nicoletta Campanella, dipendente dell’ ex circoscrizione e anima del quartiere scomparsa recentemente. Paris ricorda il centro polivalente e l’ incubatore di impresa giovanile, lo sportello anagrafico e la decisione di spostare lì la sede del consiglio e dell’ ufficio tecnico del municipio, oltre al comando del XV gruppo della polizia municipale. «Tutti segnali – spiega il presidente – della cura e dell’ attenzione del Comune e del municipio verso chi vive in questa parte della città, troppo penalizzata in passato. L’ impianto per il rugby e il palazzetto dello sport il cui cantiere aprirà nei prossimi mesi, saranno un ulteriore tassello di questo ragionamento». In seguito verrà il parcheggio e, come vorrebbe Fabrizio Grossi, assessore municipale allo Sport, forse anche una pista d’ atletica. Poco conta se la struttura sarà pronta tra un anno e mezzo: a Corviale e nel municipio la festa è già cominciata nel week-end scorso, con una full immersion domenicale nel rugby all’ interno del parco comunale di via Pino Lecce. «Onestamente il risultato agonistico del presidente – scherza Paris – non è stato da Sei Nazioni. Ma, per il 2005, cercheremo di allenarci. Quel campo è davvero una bella opportunità. Per tutti». – GABRIELE ISMAN

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Repubblica — 07 ottobre 2004 pagina 1 sezione: ROMA

Il Serpentone di Corviale va in tv. L’ appuntamento, sulle frequenze di Roma Uno per quindici minuti a settimana, partirà da metà ottobre. E questa volta la periferia ovest di Roma, utopia molto sofferta e poi fallita di edilizia popolare progettata negli anni ‘ 70, andrà sotto i riflettori non per un disservizio o una notizia di cronaca nera ma solo per farsi conoscere meglio da tutti i romani. Un anno fa, con la rivalutazione della zona promossa dal Comune in collaborazione con la Fondazione Adriano Olivetti e con l’ Osservatorio nomade degli artisti (del gruppo Stalker) era nata TeleCorviale, esperimento di televisione condominiale a circuito chiuso organizzata con la partecipazione attiva degli abitanti. Oggi l’ immagine di Corviale, con le sue storie, i suoi ascensori che funzionano male e di rado e suoi settemila abitanti, esce dal “condominio – città” e raggiunge l’ emittente Roma Uno con una rubrica di “Pillole dal quartiere” estratte dalla neonata televisione locale. Il primo speciale che introdurrà le trasmissioni settimanali andrà in onda sabato 16 ottobre. E poi, ogni settimana (il giovedì sera alle 20.30) quindici minuti di celebrità. Anche per “il nuovo” Corviale.
(geraldine schwarz)

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Repubblica — 09 dicembre 2005 pagina 60 sezione: CULTURA

ROMA – Lo chiamano “serpentone”. Ma se fosse davvero un serpentone, l’ edificio di Corviale sarebbe una rarità zoologica, il primo serpente che, vivo, se ne starebbe rigido e perfettamente lineare sdraiato come una stecca sul dorso di una collina. I serpenti sono flessuosi e invece Corviale si trascina questa analogia da quando è stato costruito, segno di quanto la sua percezione sia deformata (i lavori iniziarono esattamente trent’ anni fa, nelle ultime settimane del 1975: è a suo modo anche questo un anniversario). Eretto a emblema dell’ orrore metropolitano, il grande complesso ha l’ onore di essere effigiato ogni volta che si parla di periferie. Un duplice delitto a Rozzano, periferia milanese? La rivolta nelle banlieues parigine? Ecco che sui giornali e in tv scorre la sagoma di Corviale. Eppure Corviale non è un universo condannato a un infernale immobilismo, sul quale incomba solo una nube malavitosa. O un incubatore di ribelli. Sono sorti, negli ultimi tempi, una biblioteca comunale, un centro anziani, una palestra. Da qualche anno, poi, Corviale è un laboratorio di progetti urbanistici e architettonici che dovrebbero disegnare un futuro diverso dal degrado e dalle soluzioni estreme, sintetizzate nell’ invocazione: «Abbattiamolo». Secondo qualcuno, i progetti sono finanche troppi. Uno lo hanno elaborato gli uffici del Comune di Roma nell’ ambito dei cosiddetti Contratti di quartiere (ne è responsabile l’ architetto Mauro Martini). Un altro lo sta avviando in questi giorni un professore dell’ Università Roma 3, Pietro Ranucci, su incarico dell’ Ater (l’ ex Iacp, Istituto autonomo case popolari, proprietario dell’ edificio). Lo stesso Campidoglio ha poi affidato alla Fondazione Adriano Olivetti e all’ Osservatorio Nomade un altro progetto ancora, quello forse più innovativo, scritto insieme agli abitanti di Corviale. Gli elaborati sono arrivati a un punto di maturazione e nei primi mesi del prossimo anno verranno esposti in una mostra (ma non in Italia, in Olanda). Al lavoro svolto dedica un ampio servizio il nuovo numero della rivista Domus, introdotto da un articolo dell’ architetto Franco Purini. Nel frattempo si annuncia l’ arrivo di molti soldi, 34 milioni di euro, che dovrebbero interessare tutto il quartiere del Portuense, e non solo Corviale. Provengono dai Pru, Programmi di recupero urbano, nei quali il Comune confida molto, ma che sono oggetto anche di tante discussioni. I Pru sono alimentati in parte con soldi pubblici, ma soprattutto con soldi privati: il Comune autorizza la costruzione di case o di edifici commerciali e, oltre ai normali oneri pagati per le concessioni edilizie, si fa versare altre somme di danaro che servono a finanziare opere pubbliche nelle zone periferiche. è un meccanismo regolato da una legge nazionale. Il Campidoglio ne ha fatto un punto di forza dell’ intera sua strategia urbanistica (il nuovo piano regolatore adotta i Pru come un proprio pilastro politico-culturale). Ma in molti quartieri sorgono comitati che protestano: è possibile, si domandano, che il solo modo per avere buoni servizi sia quello di veder crescere altre costruzioni, realizzate dai privati e quindi a costi molto elevati e inaccessibili a chi ha davvero bisogno di una casa? Corviale è una barra lunga poco meno di un chilometro. Avrebbe dovuto raggiungere la cifra tonda, ma lo impedirono alcuni pali della luce. Si stende su 60 ettari e ospita oltre 6 mila persone. Non è solo un grande edificio di abitazioni. è il frammento di una città lineare che doveva comprendere asili, scuole, negozi, impianti sportivi, bar, ristoranti, un teatro all’ aperto sul modello della unité d’ habitation immaginata da Le Corbusier e dal grande architetto anche realizzata (a Marsiglia, per esempio). L’ edificio sorge isolato su un colle ed è avvolto dal verde della campagna romana, punteggiata di orti. Nelle intenzioni dei progettisti che assecondavano i dettati del piano regolatore, lì avrebbe dovuto fermarsi la città delle palazzine, dell’ abusivismo e della speculazione e Corviale sarebbe stato il bastione di Roma, affacciato verso l’ agro romano e verso il mare, come le mura ciclopiche di un comune medioevale. Qualcuno ha fatto notare che la data di nascita di Corviale coincide con quella in cui muore Pier Paolo Pasolini, segnando simbolicamente la fine di una fase epica della periferia romana. L’ idea di Mario Fiorentino, l’ architetto che dal 1972 al 1974 guidò la schiera di giovani e meno giovani progettisti di Corviale (la realizzazione fu completata nel 1982, l’ anno in cui Fiorentino morì), era che l’ imponenza fosse il prodotto necessario di un rapporto fra la città e l’ immenso spazio della campagna che si spalancava davanti. Il monumentalismo rispondeva anche a un bisogno di case – e di case popolari in particolare – che nei primi anni Settanta era acuto. Corviale è uno dei più importanti prodotti dell’ edilizia pubblica avviati a Roma con la legge 167 del 1962. Le previsioni del Comune erano imponenti: un piano varato nel 1964 prevedeva di acquisire quasi cinquemiladuecento ettari di suolo per costruire case che avrebbero ospitato 712 mila abitanti. Uno sforzo enorme per dare case a chi non le aveva, che poi si ridimensionò molto nel corso degli anni e che non si sarebbe mai più ripetuto, lasciando Roma e anche l’ Italia senza un patrimonio di abitazioni pubbliche degno di altri paesi europei. Le dimensioni di Corviale, in specie la quantità enorme di aree comuni che avevano necessità di continue manutenzioni, furono però anche il germe della sua crisi. Contenevano, secondo i suoi critici, la premonizione di un edificio ossessivo, fuori da ogni tessuto urbano, che trasformava la razionalità del suo impianto nell’ incubo di un complesso che mirava a essere autosufficiente, coi suoi negozi e le scuole, ma che in fondo era carcerario. Una specie di “istituzione totale”. Inoltre, si è detto, Corviale nasceva vecchio, sia dal punto di vista tecnologico, sia perché l’ idea di collettività che quell’ edificio proponeva stava tramontando proprio allora, mentre si aprivano gli anni Ottanta. Fiorentino è stato uno dei grandi protagonisti dell’ architettura romana del Novecento. Lavorò a molti quartieri Ina-Casa e realizzò il Monumento ai Caduti delle Fosse Ardeatine. Per Corviale, secondo Purini, «si ispirò al movimento moderno, ma anche agli edifici a ballatoio di San Lorenzo, oppure ai grandi complessi di edilizia popolare di via Andrea Doria o di via Sabotino, nel quartiere Prati, o a certo scenografismo alla Giovan Battista Piranesi. Lui aveva una concezione dell’ abitare come movimento eroico, voleva che il suo edificio fosse soprattutto una dimostrazione teorica, che non concedeva nulla alla privatezza o all’ agio». Corviale presupponeva una specie di comunità che si sarebbe autoregolata, che avrebbe fatto prevalere su quelli individuali gli interessi collettivi. «Ma Fiorentino arrivò fuori tempo massimo», spiega Purini: Corviale fu completato proprio mentre in architettura e altrove si imponeva il postmoderno, che faceva perno sull’ individuo e i suoi bisogni. Corviale è diviso in due corpi che corrono paralleli. Il primo di quattro piani, il secondo di undici. Il quarto piano dell’ edificio più alto doveva contenere il suo cuore, la materia collettiva, le sale di riunione, i servizi, ma fu il primo anello che saltò nella catena del progetto. Fu infatti occupato da famiglie che trasformarono abusivamente gli spazi in appartamenti. Cominciarono ex baraccati, sfrattati provenienti dalle borgate più vicine, ma poi si aggiunsero i figli degli assegnatari che crescevano e mettevano su famiglia. Attualmente sono centoventi le famiglie che si sono ritagliate il loro appartamento nei vuoti del quarto piano. Rotto il primo anello tutto l’ impianto prese a degradarsi. Le zone comuni erano vissute come zona di nessuno, quindi luogo di accaparramento per i più forti. Si spacciava, si ricoveravano i motorini rubati. Ma poi la microcriminalità si è assestata sulla media degli altri quartieri di Roma, né più né meno (più alta della media è invece la disoccupazione: quasi il 30 per cento). Come molti edifici di edilizia popolare, Corviale fu costruito con rigide tecniche industriali. Niente tramezzi, ogni stanza è un blocco compatto, prefabbricato, dove già è realizzato lo spazio per la porta e per la finestra. Si dipingeva direttamente sulle pareti, senza intonaco, con scarsissima resistenza al freddo e al caldo. E materiali così hanno iniziato a deperire quasi subito. Il progetto della Fondazione Olivetti e dell’ Osservatorio Nomade arriva dopo anni di dibattiti su cosa farci con questo imponente edificio che pare uscito da un frammento di Metropolis. Cominciò lo stesso Fiorentino, che prima ancora che Corviale fosse terminato restò come spaventato e provò a ingentilirlo. Poi arrivarono le proposte drastiche: buttiamolo giù, gridarono in tempi diversi Paolo Portoghesi e Massimiliano Fuksas. Il Comune si è sempre opposto e il sindaco Walter Veltroni reagì con durezza quando, un anno fa, fu il ministero per i Beni Culturali a inserire Corviale in un elenco di “ecomostri” da demolire. L’ Osservatorio Nomade ha avviato il lavoro due anni fa, con un finanziamento di 33 mila euro. Ha affittato un appartamento nell’ edificio e alcuni architetti ci si sono installati per osservare da dentro come era fatto e come gli abitanti lo avevano nel tempo trasformato, piegando l’ incombente rigidità delle sue forme. Hanno indagato, per esempio, nel mistero dei settantaquattro ascensori, la gran parte dei quali rotti e per riparare i quali era necessario chiamare la ditta di manutenzione che aveva sede a Salerno. Quando qualcuno restava chiuso dentro, arrivavano i vigili del fuoco e per liberarlo scassavano le porte che nessuno aggiustava. L’ idea che ha animato il progetto è stata quella di non precipitare dall’ alto una fredda ristrutturazione architettonica, ma di ridisegnare gli spazi insieme a chi li abita. «Corviale è una grande macchina di cui nessuno possiede il libretto di istruzioni», spiega Lorenzo Romito, architetto che insegna a Venezia, fra gli animatori dell’ Osservatorio Nomade. Una delle prime iniziative è stata TeleCorviale, una tv di condominio che tutti i giorni trasmette una piccola striscia di informazioni da e per gli abitanti, quasi si volesse scardinare il marchio di irrimediabile marginalità costruito intorno a loro. Poi sono arrivati artisti, installatori, musicisti. Fra le soluzioni architettoniche, il progetto prevede di trasformare in abitazioni regolari le abitazioni occupate, colorando d’ arancione, di blu, di verde e di bianco tutta la fascia esterna del quarto piano. Verrebbe poi adattata una vecchia idea dell’ Ater, quella di dividere verticalmente Corviale, in maniera da avere tanti condomini e non più un unico, continuo spazio orizzontale. Si dovrebbe intervenire sui ballatoi, che corrono lungo tutto l’ edificio e sul quale si affacciano gli ingressi. In molti punti sono stati chiusi con cancellate dagli stessi abitanti, un po’ per proteggersi un po’ per custodire un minimo di privacy, e così questo grande percorso ha perso il carattere di luogo collettivo che era invece nelle intenzioni di Fiorentino. Secondo i progettisti molte di queste divisioni possono essere conservate, ma anche trasformate in giardini pensili. Un intervento è previsto all’ esterno degli edifici, sulla lunga striscia di orti che hanno addomesticato la campagna e che potrebbero essere distribuiti meglio, consentendo il passaggio fra l’ uno e l’ altro. Aggiustamenti, dunque, niente che sconvolga la struttura. Un lavoro di cuci e scuci, molto rispettoso di cosa Corviale nel frattempo è diventato. Ma che non soddisfa un architetto come Purini, per il quale Corviale «è l’ opera più importante realizzata a Roma in tutti gli anni Settanta e una delle architetture più significative della produzione mondiale di quegli anni». Per Purini i progettisti dell’ Osservatorio Nomade avrebbero puntato «su un’ estetica del degrado». Corviale, secondo Purini, ha un solo problema: quello di essere portato a termine, seguendo le indicazioni di Fiorentino. Vale a dire liberare il quarto piano da coloro che lo occupano e installare lì i servizi che l’ idea originaria prevedeva. Non solo abitazioni, quindi: «Oggi ci vedrei case dello studente, residenze per anziani, uffici pubblici, sedi universitarie, persino centri sociali», prosegue l’ architetto. Il lungo lavoro di ascolto, come lo chiamano all’ Osservatorio Nomade, è concluso. E anche se continuano le discussioni su cosa diventerà Corviale, il pallino torna nelle mani di chi deve investire sul futuro di quello che Purini chiama «un gigantesco transatlantico orientato tra le ondulazioni del suolo romano, come il resto di una scenografia felliniana». – FRANCESCO ERBANI

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Repubblica — 04 settembre 2004 pagina 7 sezione: ROMA

Facevo la seconda media e il professor Scaramuzzino, educazione tecnica, mi parlò per la prima volta di Corviale. Me ne parlò come alle medie si parla del Mesozoico, di Marco Polo o della Via Lattea: un oggetto distante, quasi mitologico. Un palazzo enorme che era già rovina al momento della sua inaugurazione. Dev’ essere per questo motivo che la prima volta che mi sono avvicinato a Corviale, per curiosare non per altro, mi sono sentito un po’ colpevole. Mi pensavo un po’ come uno di quei giapponesi che allungano il percorso del tour organizzato e da San Pietro arrivano fin qui, per passare col pullman davanti al monstrum, al palazzo lungo un chilometro, al Serpentone, alla Navicella Spaziale, al Transatlantico, al Colosso. è davvero innegabile l’ attrattiva che esercita questo gigante edilizio adagiato sulle colline del Portuense, un’ attrattiva che riassume in sé lo spaesamento di non poter abbracciarlo con lo sguardo, il fascino kantianamente sublime della massa sterminata di cemento, e anche quella seduzione tutta contemporanea per l’ estetica del fallimento. Corviale è questo: un luogo (anche suo malgrado) simbolico. Da quando negli anni ‘ 70 fu progettato da Mario Fiorentino, che provò a incarnarvi quell’ utopia dell’ edilizia popolare in spazi collettivi, secondo il modello dell’ Unité d’ Habitation di Le Corbusier a Marsiglia. Ma questo spirito idealistico si era già trasformato nel suo opposto prima che gli appartamenti venissero consegnati agli assegnatari Iacp: la città-che-doveva-essere-modello (con mille famiglie ad abitare in verticale; e una sorta di agorà tutta sviluppata su un piano – il quarto – con negozi, botteghe, teatri~) per anni ha invece significato il sinonimo contrario: degrado, periferia, disagio, alienazione. Come Le Vele a Secondigliano, lo Zen a Palermo, Quarto Oggiaro a Milano, come Laurentino 38 a Roma, i prodotti critici di amministrazioni comunali distratte, incompetenti o malamente datesi in pasto ai palazzinari. L’ ostilità è stata tale da dar vita a leggende metropolitane come quella che diceva che il Palazzone toglieva l’ aria a Roma, impedendo con la sua mole il flusso rinfrancante del Ponentino; oppure l’ altra che voleva che Mario Fiorentino fosse morto d’ infarto alla vista del suo figlio frankesteiniano completato. E ovviamente da vent’ anni non è mai mancato chi ha pensato di fare tabula rasa, e abbatterlo Corviale. Ci provano, ci provano ancora, magari per ragioni di campagna elettorale, soprattutto alcuni esponenti di An (che la additano come macchia inespiabile dei comunisti di allora), ma anche architetti importanti come Massimiliano Fuksas, che ogni tanto torna ad intonare: «è un disastroso elemento di rottura, bisognerebbe tirarlo giù e ripristinare una delle più belle colline di Roma». Fatto sta che oggi il palazzo-quartiere ha più di vent’ anni, e invece del deserto di strutture e servizi, ecco c’ è un centro anziani, una biblioteca, un centro di formazione professionale, un incubatore d’ impresa, comitati di varia natura, circoli, associazioni, compagnie teatrali, centri sportivi, eccetera: e quindi quell’ immagine stereotipata di incubo urbano non è più esattamente rispondente. Okay, c’ è l’ atavico problema del malfunzionamento degli ascensori oppure quello della pulizia delle scale, ma chi vive qui non si vergogna più di ammettere che viene da Corviale – lo testimoniano bene i risultati del questionario che l’ Osservatorio di quartiere ha proposto a cinquecento inquilini e che sarà pubblicato a giorni. Insomma, pare che finalmente si sia creato un amalgama sociale, un’ identità, una coesione. Diciamo una comunità. Dove proprio la questione dell’ appartenenza era stata fin dall’ inizio uno dei nodi problematici: il fatto era che gli assegnatari delle case non erano blocchi legati in nessun modo, erano famiglie che avevano ricevuto lo sfratto, chi a Boccea, chi a Ostia, ma anche a San Giovanni, o in pieno centro storico. La disomogeneità era dunque originaria, e forse soltanto ora che esiste una seconda generazione di corvialini, si può pensare di re-immaginare Corviale. Eccoci, non si tratta soltanto di riqualificare, ma di Immaginare Corviale, come si chiama il progetto che – in nome di bassa fedeltà allo spirito utopico della costruzione – vede coinvolti l’ assessorato del Comune di Roma alle Politiche per le periferie, allo sviluppo locale, al lavoro; la Fondazione Olivetti; il Laboratorio territoriale. Si tratta di capire innanzitutto come gestire uno spazio difficilmente organizzabile, come elaborare una concezione della vita condivisa più che pubblica, un’ idea rinnovata rispetto a quella ideologica “dall’ alto” del progetto di Fiorentino. Ripartire dalle microtrasformazioni realizzate negli anni dagli inquilini (le occupazioni e le autocostruzioni del quarto piano, ad esempio) e dalla capacità “dal basso” di immaginarsi in uno spazio comune, di reinterpretare un modello sociale e abitativo. Cosa vuol dire? Per esempio: decostruire mentalmente il molosso, provare a ragionare su una gestione meno unitaria, dividere Corviale in realtà più piccole, autonome, umane. O anche: inventarsi una street tv, un network televisivo condominiale, TeleCorviale. O ancora: ospitare un laboratorio permanente di produzione artistica, visto che questo palazzo ha da sempre attirato artisti, fotografi, videomaker (un lavoro mirabile era per esempio compreso in site specific_roma 04 di Olivo Barbieri presentato all’ ultimo Festival di Fotografia a Roma: le sue immagini fluttuanti, “marziane”, facevano sembrare il palazzo il segno di una civiltà scomparsa o lontana, una presenza magnetica, prodigiosa, come il monolite di 2001 Odissea nello spazio). L’ ultima volta che ripasso a Corviale è un paio di settimane fa, una giornata di quella sospensione del tempo che è l’ agosto romano. Sono con un mio amico dei Castelli e di fronte a questo palazzo in cui non siamo amici di nessuno, con le serrande chiuse e ogni tanto qualche bambinetto che ci sogguarda con sufficienza, sembriamo veramente due attori comici in pensione, due personaggi inediti di Soriano. Lui ha lo sguardo mezzo svagato mezzo tagliente di chi, in questa confidenza data dalla stanchezza, butta nell’ aria questioni sul Mondo, l’ Amore, mi chiede che ne penso dell’ Inizio e della Fine delle Cose; io ho una tendinite devastante che mi fa urlare a ogni passo e mi spezza le frasi prima di cominciarle, cerco di argomentare il fatto che sono idiosincratico alla parola stessa “fine”, ma appunto non riesco a completare un discorso che mi devo sedere su qualche panchina a massaggiarmi. Allora, ciondoliamo per i garage, scommettiamo con tre ragazzini quale dei quattro ascensori funzionerà, ci scoliamo un litro d’ acqua minerale che compriamo allo spaccio nel sovrascala, passiamo davanti a qualche scritta in cui si dice che qui regnano Sergio e Fra’ e davanti a un’ altra che dice che no qui regna Yanez, sfiliamo per il quarto piano continuamente interrotto da cancelli e inferriate, proviamo a cacciare il muso in appartamenti che sembrano dei loft con un una selva tropicale dentro, ci affacciamo dai ballatoi con lo sguardo che perpendicolarmente si infrange sul cemento a vista dei piani sottostanti, saliamo al nono piano giusto per ricordarci quanto entrambi soffriamo di vertigini. E quando riscendiamo verso la macchina perché giustamente così non posso andare avanti a fare iiiih per la gamba dolente, mi metto lì a guardare per l’ ennesima volta in vita mia questo palazzo talmente simbolico che forse potrebbe fare da metafora a tutto. Anche per le storie d’ amore, no? Un grande progetto idealista iniziale~ tante difficoltà di manutenzione~ piccole improvvisazioni giornaliere~ la convivenza con i difetti e il tentativo di trasformarli~ Ehi, il futuro promette bene per Corviale, semplicemente questo vorrei dirgli al mio amico. – CHRISTIAN RAIMO

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Periferie: i progetti bloccati da Storace

// aprile 23rd, 2010 // Commenti disabilitati su Periferie: i progetti bloccati da Storace // articoli di giornale

Repubblica — 09 luglio 2002 pagina 14 sezione: ROMA

Di scena…la periferia. Ora saranno gli abitanti del centro che si sposteranno verso le banlieue in cerca di cultura. Da oggi al 31 luglio un caleidoscopio di iniziative coinvolgerà venti piazze romane. Cinema, musica e danza dal Pigneto a Laurentino, da San Basilio a Corviale, da Magliana a Cesano. La manifestazione dell’ Estate Romana è stata presentata ieri in Campidoglio dal sindaco Walter Veltroni e dagli assessori alla cultura Gianni Borgna e alle periferie Luigi Nieri. «C’ è un immensa domanda di cultura in questa città, e il pubblico da stadio che c’ è stato per il Don Giovanni di Mozart ne è la dimostrazione. Vogliamo arrivare in tutti i quadranti della città con spettacoli di alto livello». E Gianni Borgna ha sottolineato: «è solo una parte del programma d’ iniziative per le periferie. Non momenti residuali ma eventi di grande cartello». Come un “carrozzone” itinerante gli spettacoli si fermeranno ogni giorno in una piazza diversa: sarà un cine-camion, a trasformare le piazze in arene, offrendo una panoramica della produzione cinematografica della stagione. Si parte questa sera da Corcolle, in Piazza Mondavio, con la proiezione di “Cast Away”. Ma tanti titoli ancora in programma, da “Il diario di Bridget Jones” a “Il favoloso mondo di Amelie”, da “Shrek” a “Moulin Rouge”. Non solo spettacoli di intrattenimento. Il Podere Rosa in via Diego Fabbri ospita “Cinema in movimento”, rassegna di film girati a Genova nei giorni del G8. Autori e registi parteciperanno al dibattito del 17 luglio a cura del Nordest social forum. Nelle piazze anche la Banda della scuola popolare di musica di Testaccio, gli Acustimantico e la musica polare del Salento con tre serate di “Tarantula Rubra”. La Microband in “Wom Wom Wom” propone un viaggio nella musica, da Bach al reggae, dal country al rap (18 luglio Val Melaina) mentre la Dadadang sarà presente con la “Parata per percussioni in movimento” , il 27 luglio a Torre Angela ed il giorno dopo al Laurentino. Per la danza un prologo di “Roma Hip hop Parade. Tre giorni, il 16, 19 e il 25 luglio, alle Terrazze di Cinecittà 2, in piazza De Andrè (Magliana) e in piazza san Igino papa (Primavalle). Gli spettacoli della kermesse comunale sono gratuiti. – DANIELA ONELLI