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Corviale, cittadini occupano la sede Ater «Dove è la riqualificazione?»

// novembre 8th, 2011 // Commenti disabilitati su Corviale, cittadini occupano la sede Ater «Dove è la riqualificazione?» // articoli di giornale

Gli abitanti del Serpentone denunciano:«Dopo anni di attese erano disponibili 23 milioni ma è tutto fermo»

ROMA – Hanno attaccato diecimila manifesti con scritto: «Giunta Polverini, 18 mesi contro Corviale». E ancora: «I 23 milioni di euro devono essere spesi subito». È attorno a questa cifra, infatti, che si svolge l’ultima battaglia per la riqualificazione del mega-edificio sulla Portuense. Il 7 novembre i vari comitati – Comitato inquilini di Corviale, Corviale domani e Comitato di quartiere Magliana-Arvalia – hanno occupato la sede dell’ Ater, e l’8 novembre sono «in attesa di avere la convocazione ufficiale da parte di Rodolfo Gigli, presidente della commissione casa della Regione Lazio, che deve avvenire quanto prima» afferma Pino Galeota del coordinamento «Corviale domani». ANNI DI ATTESE – «Abbiamo occupato la presidenza dell’Istituto delle case popolari perché dopo anni erano finalmente disponibili questi fondi per la riqualificazione dell’edificio: ma a distanza di 18 mesi nessun intervento è iniziato – spiega Galeota – I ritardi e i silenzi, non attivando i lavori di ristrutturazione già finanziati ed approvati, sono atti criminosi perché danneggiano la nostra collettività in questo momento di grave crisi economica, lavori che significano riqualificazione del palazzo Ater di Corviale, sicurezza per i residenti, occupazione per i lavoratori e redditi per le imprese. Adesso prendiamo atto che la situazione è stata affrontata dal Commissario Ater Bruno Prestagiovanni. Finalmente c’è un luogo istituzionale dove poterci confrontare e verificare le assunzioni di responsabilità che spettano sia alle forze politiche regionali, le quali auspichiamo battano un colpo, che alle istituzioni, Presidente Polverini in primis».

Continua a leggere sul Corriere della Sera, 08/11/2011

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Corviale, cittadini occupano la sede Ater «Dove è la riqualificazione?»

// novembre 8th, 2011 // Commenti disabilitati su Corviale, cittadini occupano la sede Ater «Dove è la riqualificazione?» // articoli di giornale

… a campionati partiti o in via di partenza. A chiedere che la palla ovale continui a volare nella zona sud di Roma è una nuova-vecchia società, è la Nuova Rugby Roma, erede di quella scomparsa dal massimo proscenio rugbistico. Grazie ad un gruppo di genitori, è ripartita quest’estate da zero, iscrivendosi alla Fir, la Federazione italiana rubgy , con i suoi bambini e ragazzi alle categorie che vanno dagli Under 6 all’Under 20 e alla serie C.

Cochi, come ha fatto in questi giorni in una e-mail inviata a un genitore, ha scritto che lui sta sollecitando il Coni ad assegnare i campi, ma a Roma tutti i rugbisti dicono che è lui che deve decidere, perché ormai il Coni tra un anno lascerà gli impianti al proprietario ossia il Comune. Intanto i campionati sono già cominciati, come quello degli Under 20, che ha vinto i barrage ed è approdata al campionato di élite. La serie C comincerà il 9 ottobre, l’Under 16, lo scorso anno arrivata terza alle finali nazionali è stata ammessa direttamente al girone centrosud dell’élite nazionale, con l’esordio, il 18 ottobre, alle porte, così come l’Under 14, anche lei nell’élite, costrette a dividersi, per allenarsi, un campo di calciotto. Sono tutte squadre che ora si allenano o giocano, ed è il caso di ricordarlo a Cochi, su altri campi, a pagamento. Dagli Under 6 agli Under 20, per una spesa di 5.600 euro al mese, e con i genitori costretti a correre da Corviale a Ponte Marconi per portare i figli agli allenamenti tre volte a settimana, con tempi ritagliati tra impegni familiari e lavorativi. Oppure le ragazze della Red and Blu, l’unica squadra romana di serie A, con quattro nazionali e anche madri giocatrici, che debbono andare ad allenarsi, ad ora tarda, a Colleferro. Poi ci sono due squadre di rugbisti old, che fanno riferimento alla Nuova Rugby Roma, anche loro in attesa della riapertura del Tre Fontane.
Se questo è il diritto allo sport per tutti Cochi lo dica e se sta sollecitando il Coni, come dice, si dia da fare e subito. Aveva promesso che a settembre si sarebbe rimesso al lavoro per far riaprire i campi del Tre Fontane ma ormai siamo ad ottobre e questo non è avvenuto. Le voci metropolitane raccontano che in attesa del bando comunale voglia lasciare la palla della decisione al Coni, precisamente al Coni Servizi, che sarebbe propenso invece a far gestire i campi alla Nuova Rugby Roma, così come la Fir. Allora i giochi veri, in vista del bando, si stanno facendo adesso, nonostante Cochi parli, sempre in risposta via e-mail ad un genitore, di aver scongiurato che al Tre Fontane torni il calcio?
Intanto i campi, gli spogliatoi, che sono ancora quelli dove la Roma si allenava prima dell’era Trigoria, gli impianti elettrici e idrici sono in condizioni pietose. Signor delegato allo sport ci vuole tanto tempo ancora per riportare il sogno del rugby all’Eur, ora che è scongiurato il pericolo della Formula 1? Perché le voci metropolitane, ma vogliamo credere che non può essere così, spaventano di assegnazioni a chi vuol mischiare rugby che non è solo rugby. Invece la Nuova Rugby Roma ha già oltre 200  tesserati alla Fir e altri sono in arrivo se soltanto il Tre Fontane le fosse quest’anno assegnato. Perché sono ancora tanti i bambini, i ragazzi e i loro genitori che sognano di iscriversi a questa società e di tornare a giocare a rugby al Tre Fontane.

da AffariItaliani.it, 28/09/2011
di Raffaele Bologna

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Corviale, cittadini occupano la sede Ater «Dove è la riqualificazione?»

// novembre 8th, 2011 // Commenti disabilitati su Corviale, cittadini occupano la sede Ater «Dove è la riqualificazione?» // articoli di giornale

(AGENPARL) – Roma, 23 set – «La polemica sollevata dal Presidente Paris nei confronti dell’Assessore De Palo riguardo l’apertura delle tre sezioni della scuola d’infanzia è pretestuosa e fuori luogo. Infatti gli uffici dell’Assessorato alla scuola mi hanno assicurato che si sta procedendo ad arredare le aule e alla nomina delle educatrici per le tre nuove sezioni e il tutto sarà chiuso entro la settimana. Voglio invece sottolineare come in questo caso le istituzioni cittadine abbiano saputo coordinarsi e venire incontro alle istanze dei cittadini. Infatti, in sede di audizione di questi ultimi nella Commissione Politiche Scolastiche, sono stati proprio i consigli dati dalla Dirigente del Dipartimento Scuola, dott.ssa Turchi, ai genitori di alcuni bambini in lista di attesa, fatti propri all’unanimità dalla commissione e prontamente raccolti dall’ufficio scuola del municipio XV, a consentire l’apertura di una nuova sezione, non prevista, nella scuola “Bruno Ciari” a Corviale». Lo dichiara Roberto Angelini, presidente della commissione Scuola di Roma Capitale.

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// novembre 8th, 2011 // Commenti disabilitati su Corviale, cittadini occupano la sede Ater «Dove è la riqualificazione?» // articoli di giornale

De Palo: “prosegue impegno pertrovare soluzioni concrete”

A Dragona la situazione della scuola marerna “Il Solletico” si fa sempre più difficile. La struttura, che sorge su un terreno che dovrà essere riconsegnato al vicariato ed alla parrocchia santa Maria Regina dei Martiri, attualmente ospita un centinaio di bambini in container. Gli arredi esterni sono in uno stato di abbandono, coperti da immondizia ed erba incolta. Le famiglie, stanche di questa situazione, hanno avviato una protesta per chiedere il trasferimento della scuola presso una struttura più idonea.

Anche nel XV municipio i problemi non sono da meno. Paris attacca l’Assessore alle Politiche Educative del Comune De Palo e del suo Dipartimento ai servizi scolastici, “le cui inadempienze – secondo il monisindaco – non consentono ancora l’apertura delle tre nuove sezioni di scuola dell’infanzia già programmate da tempo dal nostro Municipio e debitamente autorizzate dal Campidoglio”.

“A pagare questo increscioso ritardo – prosegue Paris – purtroppo sono le 65 famiglie del XV i cui figli, pur se regolarmente iscritti, ad oggi non possono ancora frequentare le scuole dell’infanzia di via Greve alla Magliana e la nuova sezione alla Bruno Ciari a Corviale, a causa della mancanza di personale insegnante e soprattutto di arredi. Più volte ho tentano recentemente di mettermi in contatto telefonicamente, senza successo, con l’Assessore De Palo per sollecitare la fornitura dei banchi e delle sedie da parte del Dipartimento e la nomina delle relative educatrici per queste nuove sezioni.

Lo scorso 15 settembre ho anche scritto una lettera all’Assessore in cui lamentavo questa situazione e richiedevo un suo diretto e risolutivo intervento. Anche questo tentativo è rimasto senza risposta e ad oggi il Dipartimento non ha ancora fornito gli arredi necessari, né risultano nominate le relative educatrici. Non credo sia accettabile che il lavoro avviato dal nostro Municipio per potenziare l’offerta scolastica, sia vanificato dall’inerzia del Campidoglio e ancor di più che le famiglie siano private delle loro legittime aspettative.

Voglio ricordare che la realizzazione delle nuove aule in via Greve 105 è stata possibile grazie all’impegno del nostro Municipio che, attraverso un più razionale utilizzo degli spazi all’interno del plesso elementare esistente, è riuscito a costruire nuove aule accoglienti dotate di uscite ed impianti di sicurezza, moderni servizi igienici e uno spazio esterno attrezzato. Tutto questo è stato possibile grazie ad un uso oculato degli scarsi fondi a disposizione del Municipio.In un momento in cui l’Amministrazione comunale versa in una situazione economica difficile e con la prospettiva di una riduzione generalizzata dei servizi ai cittadini, l’essere riusciti, invece, con questo progetto ideato e realizzato interamente dal Municipio XV, ad ampliare l’offerta dei servizi scolastici nel nostro territorio, credo rappresenti un risultato di grandissima rilevanza.

Sulla condizione delle scuole capitoline rassicura l’assessore alla Famiglia, all’Educazione e ai Giovani di Roma Capitale, Gianluigi De Palo, a margine della visita di questa mattina alla Scuola dell’Infanzia ‘Giovanni XXIII’, nel VI Municipio. «Il bilancio di queste prime settimane dell’anno educativo e scolastico, in generale, è positivo. Sono contento che tutto stia funzionando e che i bambini abbiano potuto riprendere le attività nei 208 asili nido comunali, nei 227 accreditati, nelle 33 sezioni ponte e nelle 311 scuole dell’infanzia comunali».

«Ovviamente – aggiunge De Palo – tra tutte le scuole romane cui garantiamo i servizi di nostra competenza, ce ne può essere qualcuna che lamenta dei problemi, come nel caso della materna di Dragona. Accolgo volentieri, in questo senso, le sollecitazioni che ci stanno arrivando e mi sento di tranquillizzare le famiglie: stiamo lavorando per risolvere i problemi, sappiamo che cosa dobbiamo fare, lo stiamo facendo e continueremo a farlo al meglio. Tutto è migliorabile – conclude l’Assessore – ma desidero dirvi che siamo impegnati concretamente per trovare soluzioni adatte ai problemi complessi che talvolta si presentano».

da AbitareaRoma.net, 22/09/2011

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// novembre 8th, 2011 // Commenti disabilitati su Corviale, cittadini occupano la sede Ater «Dove è la riqualificazione?» // articoli di giornale

(AGI) – Roma, 11 dic. – “Ho appena firmato la proposta di legge di Coldiretti e appoggio qualsiasi proposta di legge, anche regionale, che valorizza a tutti i livelli della filiera agroalimentare, il chilometro zero, cioe’ la scelta del territorio”. Lo ha dichiarato Gianni Alemanno, sindaco di Roma, a margine dell’inaugurazione del mercato ‘Campagna amica’ Circo Massimo. Un obiettivo, quello della valorizzazione del territorio, che passa per la proposta di legge regionale, ‘norme per orientare e sostenere il consumo dei prodotti agricoli regionali’ e per una nuova proposta di legge di iniziativa popolare che difende e promuove l’uso dei prodotti a chilometro zero, proposta da Coldiretti Lazio. “Dobbiamo avere dei marchi affidabili perche’ questo – ha detto Alemanno – rafforza l’identita’ territoriale di una citta’ come Roma”.
Poi, sull’apertura di luoghi farmer market, “puntiamo per il prossimo anno ad averne almeno altri due a Corviale, per dare un segnale alle periferie, affinche’ questa esperienza giunga a una diffusione sul territorio”, ha proseguito, garantendo vantaggi “sia per i produttori agricoli che per i consumatori, con sconti sulle merci di almeno il 30%”. Sul coinvolgimento dei ristoratori il sindaco ha aggiunto che “si, bisogna coinvolgerli. Io penso che tutti coloro che consumano un piatto tipico della cucina romana si aspettano di consumare prodotti dell’agroromano”, ha affermato Alemanno “dobbiamo permettere a chi fa questa scelta di etichettarla e dare garanzie di eccellenza”, ha concluso. (AGI) Rmc/Roc

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Repubblica — 25 maggio 2004 pagina 2 sezione: ROMA

Si chiamerà «55 Avenue», si estenderà su 15.500 metri quadrati articolati in sei piani, tre destinati a commercio, compreso l’ ipermercato Conad-Le Clerc di 5.400 metri quadrati, e tre al parcheggio gratuito sotterraneo con 1000 posti macchina. Il tutto, in acciaio e pannelli di vetro satinati. E’ il nuovo centro commerciale che aprirà nel maggio del 2005 al quartiere Corviale-Casetta Mattei, progettato dalla società francese Altarea (gruppo francese specializzato nel mercato dei centri commerciali in un’ ottica di recupero dei centri urbani, come il Bercy Village di Parigi, esempio di restauro conservativo di un sito storico con l’ inserimento di negozi e attività ludiche) e realizzato in partnership con Di Veroli. Il progetto è stato illustrato nella sede parigina di Altarea dal presidente Alain Taravella e dall’ amministratore delegato Ludovic Castillo. «Il centro commerciale è firmato dall’ architetto Valode et Pistre – ha spiegato Taravella – uno dei dieci architetti più importanti della Francia. L’ intervento si va ad inserire in un punto di grande accessibilità, con un bacino d’ utenza di 300mila abitanti, dove però non esiste un’ offerta concreta di servizi. Per la nuova piazza commerciale verrà strutturata anche la nuova strada di collegamento con la via Ostiense».

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Repubblica — 09 giugno 1999 pagina 3 sezione: ROMA

BLOCCANO la strada per potestare contro i ritardi dell’ Atac. Una folla inferocita da oltre novanta minuti in attesa del “98”, ha “sequestrato” quattro vetture arancioni, sopraggiunte tutte contemporaneamente. La manifestazione spontanea è avvenuta, ieri mattina, pochi minuti dopo le nove a via di Bravetta. Sotto accusa la linea che collega il Corviale a via Paola, una traversa di corso Vittorio. I quattro bus sono rimasti fermi per quasi un’ ora. Sul posto, oltre ai controllori dell’ Atac, sono intervenuti gli agenti del commissariato Monteverde. I vigili urbani, per l’ intasamento provocato su via di Bravetta, hanno dovuto disporre alcune deviazioni del traffico. Poi, gli agenti sono riusciti a calmare le persone e i bus sono, finalmente, partiti. I controllori nel frattempo avevano spiegato agli utenti che i ritardi erano stati causati dal guasto a catena dei quattro bus, rimasti fermi lungo il percorso. Sulla protesta degli utenti del “98” è intervenuto il deputato Verde Paolo Cento che ha sottolineato come troppo spesso gli abitanti delle periferie siano costretti a subire i disagi dovuti alla manzanza di serivizi di primaria importanza. “La protesta spontanea dei cittadini non deve essere sottovalutata dal presidente dell’ Atac” incalza il parlamentare ambientalista “deve costituire l’ occasione per potenziare i collegamenti tra questi quartieri e il resto della città”. “Gli abitanti di Corviale, Bravetta e Casetta Mattei” aggiunge Cento “sono stati infatti penalizzati dalla ristrutturazione dei collegamenti e per loro è spesso difficilissimo sia raggiungere il tram Casaletto-Largo Argentina, sia la sede circoscrizionale”. Il deputato ha anche sottolineato come l’ Atac stia, in effetti, migliorato il servizio: “I fatti di questa mattina, però, dimostrano che è necessaria un’ ulteriore verifica sulle linee che servono questi quartieri e un potenziamento della loro frequenza per evitare che situazioni di disagio si possano ripetere nei prossimi mesi”. Immediata la replica dell’ Atac. “Ai cittadini vanno le nostre doverose scuse. La loro è stata una protesta comprensibile” spiegano alla direzione di via Volturno “però ha aggravato ulteriormente i disagi per altre e più numerose persone che stavano aspettando anche loro alle altre fermate”. Sui guasti a catena, che, nel giro di poche ore, hanno messo ko i quattro bus della linea “98” è stata diposta un’ inchiesta. Le vetture sono state rimorchiate al deposito della Magliana e sottoposte alle verifiche tecniche. “Vogliamo essere sicuri di quello che è successo. Quattro guasti in un’ ora sono davvero troppi e a dir poco sospetti” precisano dall’ Atac “Da un punto di vista statistico, infatti, solo il venti per cento delle corse sopresse dipende da colpe interne l’ azienda, tra cui guasti, assenze improvvise di conducenti e altri disservizi. I motivi interni incidono mediamente con la perdita di una corsa su cinque”. Nel ‘ 97 il totale delle corse saltate ha raggiunto quota 101.873 mentre nel primo trimeste del ‘ 99 sono già 62.717: pari a cinquecentotrenta chilometri in meno. Secondo l’ Atac l’ ottanta per cento dei ritardi è dovuto a “cause esterne”: “Soprattutto ingorghi, cantieri e scioperi e, in misura minore, per i servizi messi a disposizione dei tifosi e dell’ autorità di pubblica sicurezza”. – di MARINO BISSO

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// novembre 8th, 2011 // Commenti disabilitati su Corviale, cittadini occupano la sede Ater «Dove è la riqualificazione?» // articoli di giornale

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Repubblica — 09 dicembre 2005 pagina 60 sezione: CULTURA

ROMA – Lo chiamano “serpentone”. Ma se fosse davvero un serpentone, l’ edificio di Corviale sarebbe una rarità zoologica, il primo serpente che, vivo, se ne starebbe rigido e perfettamente lineare sdraiato come una stecca sul dorso di una collina. I serpenti sono flessuosi e invece Corviale si trascina questa analogia da quando è stato costruito, segno di quanto la sua percezione sia deformata (i lavori iniziarono esattamente trent’ anni fa, nelle ultime settimane del 1975: è a suo modo anche questo un anniversario). Eretto a emblema dell’ orrore metropolitano, il grande complesso ha l’ onore di essere effigiato ogni volta che si parla di periferie. Un duplice delitto a Rozzano, periferia milanese? La rivolta nelle banlieues parigine? Ecco che sui giornali e in tv scorre la sagoma di Corviale. Eppure Corviale non è un universo condannato a un infernale immobilismo, sul quale incomba solo una nube malavitosa. O un incubatore di ribelli. Sono sorti, negli ultimi tempi, una biblioteca comunale, un centro anziani, una palestra. Da qualche anno, poi, Corviale è un laboratorio di progetti urbanistici e architettonici che dovrebbero disegnare un futuro diverso dal degrado e dalle soluzioni estreme, sintetizzate nell’ invocazione: «Abbattiamolo». Secondo qualcuno, i progetti sono finanche troppi. Uno lo hanno elaborato gli uffici del Comune di Roma nell’ ambito dei cosiddetti Contratti di quartiere (ne è responsabile l’ architetto Mauro Martini). Un altro lo sta avviando in questi giorni un professore dell’ Università Roma 3, Pietro Ranucci, su incarico dell’ Ater (l’ ex Iacp, Istituto autonomo case popolari, proprietario dell’ edificio). Lo stesso Campidoglio ha poi affidato alla Fondazione Adriano Olivetti e all’ Osservatorio Nomade un altro progetto ancora, quello forse più innovativo, scritto insieme agli abitanti di Corviale. Gli elaborati sono arrivati a un punto di maturazione e nei primi mesi del prossimo anno verranno esposti in una mostra (ma non in Italia, in Olanda). Al lavoro svolto dedica un ampio servizio il nuovo numero della rivista Domus, introdotto da un articolo dell’ architetto Franco Purini. Nel frattempo si annuncia l’ arrivo di molti soldi, 34 milioni di euro, che dovrebbero interessare tutto il quartiere del Portuense, e non solo Corviale. Provengono dai Pru, Programmi di recupero urbano, nei quali il Comune confida molto, ma che sono oggetto anche di tante discussioni. I Pru sono alimentati in parte con soldi pubblici, ma soprattutto con soldi privati: il Comune autorizza la costruzione di case o di edifici commerciali e, oltre ai normali oneri pagati per le concessioni edilizie, si fa versare altre somme di danaro che servono a finanziare opere pubbliche nelle zone periferiche. è un meccanismo regolato da una legge nazionale. Il Campidoglio ne ha fatto un punto di forza dell’ intera sua strategia urbanistica (il nuovo piano regolatore adotta i Pru come un proprio pilastro politico-culturale). Ma in molti quartieri sorgono comitati che protestano: è possibile, si domandano, che il solo modo per avere buoni servizi sia quello di veder crescere altre costruzioni, realizzate dai privati e quindi a costi molto elevati e inaccessibili a chi ha davvero bisogno di una casa? Corviale è una barra lunga poco meno di un chilometro. Avrebbe dovuto raggiungere la cifra tonda, ma lo impedirono alcuni pali della luce. Si stende su 60 ettari e ospita oltre 6 mila persone. Non è solo un grande edificio di abitazioni. è il frammento di una città lineare che doveva comprendere asili, scuole, negozi, impianti sportivi, bar, ristoranti, un teatro all’ aperto sul modello della unité d’ habitation immaginata da Le Corbusier e dal grande architetto anche realizzata (a Marsiglia, per esempio). L’ edificio sorge isolato su un colle ed è avvolto dal verde della campagna romana, punteggiata di orti. Nelle intenzioni dei progettisti che assecondavano i dettati del piano regolatore, lì avrebbe dovuto fermarsi la città delle palazzine, dell’ abusivismo e della speculazione e Corviale sarebbe stato il bastione di Roma, affacciato verso l’ agro romano e verso il mare, come le mura ciclopiche di un comune medioevale. Qualcuno ha fatto notare che la data di nascita di Corviale coincide con quella in cui muore Pier Paolo Pasolini, segnando simbolicamente la fine di una fase epica della periferia romana. L’ idea di Mario Fiorentino, l’ architetto che dal 1972 al 1974 guidò la schiera di giovani e meno giovani progettisti di Corviale (la realizzazione fu completata nel 1982, l’ anno in cui Fiorentino morì), era che l’ imponenza fosse il prodotto necessario di un rapporto fra la città e l’ immenso spazio della campagna che si spalancava davanti. Il monumentalismo rispondeva anche a un bisogno di case – e di case popolari in particolare – che nei primi anni Settanta era acuto. Corviale è uno dei più importanti prodotti dell’ edilizia pubblica avviati a Roma con la legge 167 del 1962. Le previsioni del Comune erano imponenti: un piano varato nel 1964 prevedeva di acquisire quasi cinquemiladuecento ettari di suolo per costruire case che avrebbero ospitato 712 mila abitanti. Uno sforzo enorme per dare case a chi non le aveva, che poi si ridimensionò molto nel corso degli anni e che non si sarebbe mai più ripetuto, lasciando Roma e anche l’ Italia senza un patrimonio di abitazioni pubbliche degno di altri paesi europei. Le dimensioni di Corviale, in specie la quantità enorme di aree comuni che avevano necessità di continue manutenzioni, furono però anche il germe della sua crisi. Contenevano, secondo i suoi critici, la premonizione di un edificio ossessivo, fuori da ogni tessuto urbano, che trasformava la razionalità del suo impianto nell’ incubo di un complesso che mirava a essere autosufficiente, coi suoi negozi e le scuole, ma che in fondo era carcerario. Una specie di “istituzione totale”. Inoltre, si è detto, Corviale nasceva vecchio, sia dal punto di vista tecnologico, sia perché l’ idea di collettività che quell’ edificio proponeva stava tramontando proprio allora, mentre si aprivano gli anni Ottanta. Fiorentino è stato uno dei grandi protagonisti dell’ architettura romana del Novecento. Lavorò a molti quartieri Ina-Casa e realizzò il Monumento ai Caduti delle Fosse Ardeatine. Per Corviale, secondo Purini, «si ispirò al movimento moderno, ma anche agli edifici a ballatoio di San Lorenzo, oppure ai grandi complessi di edilizia popolare di via Andrea Doria o di via Sabotino, nel quartiere Prati, o a certo scenografismo alla Giovan Battista Piranesi. Lui aveva una concezione dell’ abitare come movimento eroico, voleva che il suo edificio fosse soprattutto una dimostrazione teorica, che non concedeva nulla alla privatezza o all’ agio». Corviale presupponeva una specie di comunità che si sarebbe autoregolata, che avrebbe fatto prevalere su quelli individuali gli interessi collettivi. «Ma Fiorentino arrivò fuori tempo massimo», spiega Purini: Corviale fu completato proprio mentre in architettura e altrove si imponeva il postmoderno, che faceva perno sull’ individuo e i suoi bisogni. Corviale è diviso in due corpi che corrono paralleli. Il primo di quattro piani, il secondo di undici. Il quarto piano dell’ edificio più alto doveva contenere il suo cuore, la materia collettiva, le sale di riunione, i servizi, ma fu il primo anello che saltò nella catena del progetto. Fu infatti occupato da famiglie che trasformarono abusivamente gli spazi in appartamenti. Cominciarono ex baraccati, sfrattati provenienti dalle borgate più vicine, ma poi si aggiunsero i figli degli assegnatari che crescevano e mettevano su famiglia. Attualmente sono centoventi le famiglie che si sono ritagliate il loro appartamento nei vuoti del quarto piano. Rotto il primo anello tutto l’ impianto prese a degradarsi. Le zone comuni erano vissute come zona di nessuno, quindi luogo di accaparramento per i più forti. Si spacciava, si ricoveravano i motorini rubati. Ma poi la microcriminalità si è assestata sulla media degli altri quartieri di Roma, né più né meno (più alta della media è invece la disoccupazione: quasi il 30 per cento). Come molti edifici di edilizia popolare, Corviale fu costruito con rigide tecniche industriali. Niente tramezzi, ogni stanza è un blocco compatto, prefabbricato, dove già è realizzato lo spazio per la porta e per la finestra. Si dipingeva direttamente sulle pareti, senza intonaco, con scarsissima resistenza al freddo e al caldo. E materiali così hanno iniziato a deperire quasi subito. Il progetto della Fondazione Olivetti e dell’ Osservatorio Nomade arriva dopo anni di dibattiti su cosa farci con questo imponente edificio che pare uscito da un frammento di Metropolis. Cominciò lo stesso Fiorentino, che prima ancora che Corviale fosse terminato restò come spaventato e provò a ingentilirlo. Poi arrivarono le proposte drastiche: buttiamolo giù, gridarono in tempi diversi Paolo Portoghesi e Massimiliano Fuksas. Il Comune si è sempre opposto e il sindaco Walter Veltroni reagì con durezza quando, un anno fa, fu il ministero per i Beni Culturali a inserire Corviale in un elenco di “ecomostri” da demolire. L’ Osservatorio Nomade ha avviato il lavoro due anni fa, con un finanziamento di 33 mila euro. Ha affittato un appartamento nell’ edificio e alcuni architetti ci si sono installati per osservare da dentro come era fatto e come gli abitanti lo avevano nel tempo trasformato, piegando l’ incombente rigidità delle sue forme. Hanno indagato, per esempio, nel mistero dei settantaquattro ascensori, la gran parte dei quali rotti e per riparare i quali era necessario chiamare la ditta di manutenzione che aveva sede a Salerno. Quando qualcuno restava chiuso dentro, arrivavano i vigili del fuoco e per liberarlo scassavano le porte che nessuno aggiustava. L’ idea che ha animato il progetto è stata quella di non precipitare dall’ alto una fredda ristrutturazione architettonica, ma di ridisegnare gli spazi insieme a chi li abita. «Corviale è una grande macchina di cui nessuno possiede il libretto di istruzioni», spiega Lorenzo Romito, architetto che insegna a Venezia, fra gli animatori dell’ Osservatorio Nomade. Una delle prime iniziative è stata TeleCorviale, una tv di condominio che tutti i giorni trasmette una piccola striscia di informazioni da e per gli abitanti, quasi si volesse scardinare il marchio di irrimediabile marginalità costruito intorno a loro. Poi sono arrivati artisti, installatori, musicisti. Fra le soluzioni architettoniche, il progetto prevede di trasformare in abitazioni regolari le abitazioni occupate, colorando d’ arancione, di blu, di verde e di bianco tutta la fascia esterna del quarto piano. Verrebbe poi adattata una vecchia idea dell’ Ater, quella di dividere verticalmente Corviale, in maniera da avere tanti condomini e non più un unico, continuo spazio orizzontale. Si dovrebbe intervenire sui ballatoi, che corrono lungo tutto l’ edificio e sul quale si affacciano gli ingressi. In molti punti sono stati chiusi con cancellate dagli stessi abitanti, un po’ per proteggersi un po’ per custodire un minimo di privacy, e così questo grande percorso ha perso il carattere di luogo collettivo che era invece nelle intenzioni di Fiorentino. Secondo i progettisti molte di queste divisioni possono essere conservate, ma anche trasformate in giardini pensili. Un intervento è previsto all’ esterno degli edifici, sulla lunga striscia di orti che hanno addomesticato la campagna e che potrebbero essere distribuiti meglio, consentendo il passaggio fra l’ uno e l’ altro. Aggiustamenti, dunque, niente che sconvolga la struttura. Un lavoro di cuci e scuci, molto rispettoso di cosa Corviale nel frattempo è diventato. Ma che non soddisfa un architetto come Purini, per il quale Corviale «è l’ opera più importante realizzata a Roma in tutti gli anni Settanta e una delle architetture più significative della produzione mondiale di quegli anni». Per Purini i progettisti dell’ Osservatorio Nomade avrebbero puntato «su un’ estetica del degrado». Corviale, secondo Purini, ha un solo problema: quello di essere portato a termine, seguendo le indicazioni di Fiorentino. Vale a dire liberare il quarto piano da coloro che lo occupano e installare lì i servizi che l’ idea originaria prevedeva. Non solo abitazioni, quindi: «Oggi ci vedrei case dello studente, residenze per anziani, uffici pubblici, sedi universitarie, persino centri sociali», prosegue l’ architetto. Il lungo lavoro di ascolto, come lo chiamano all’ Osservatorio Nomade, è concluso. E anche se continuano le discussioni su cosa diventerà Corviale, il pallino torna nelle mani di chi deve investire sul futuro di quello che Purini chiama «un gigantesco transatlantico orientato tra le ondulazioni del suolo romano, come il resto di una scenografia felliniana». – FRANCESCO ERBANI