speculazione – Corviale.it https://www.corviale.it un’idea, un luogo di incontro, un gruppo di persone, un quartiere, una scommessa Tue, 15 Oct 2024 12:31:36 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=4.7.28 Lo sgombero si evita con un disabile. La casa popolare? La dà il clan https://www.corviale.it/2011/05/16/lo-sgombero-si-evita-con-un-disabile-la-casa-popolare-la-da-il-clan/ https://www.corviale.it/2011/05/16/lo-sgombero-si-evita-con-un-disabile-la-casa-popolare-la-da-il-clan/#comments Mon, 16 May 2011 09:30:08 +0000 http://corviale.it/?p=857 Cristiana era la “padrona” di Testaccio, vendeva più case lei di una multinazionale immobiliare. Peccato che le case non erano sue, ma dell’Ater.  Poi  la donna, che gestiva anche un fiorente giro di prostituzione, è finita in galera. Ma quante altre ce ne sono come lei in giro per il Bel Paese? Antonietta, invece, è stata vittima di un drammatico incidente stradale sulla via del Mare; mentre veniva trasportata moribonda in ospedale, la casa dove viveva era già stata occupata da una ragazza madre. Sono solo due delle tante storie che fioriscono all’ombra del racket delle case popolari a Roma.  Una rete fatta di  boss locali, guardaspalle fidati, ex pugili.

Case popolari Roma
Veduta case popolari dell’Ater al Tufello, IV Municipio, Roma

Monte Sacro, Tor Bella Monaca, Corviale, ma anche Garbatella, Tufello, Nuova Ostia. Questi i quartieri dove nella Città Eterna è più facile ottenere una casa  pubblica  dell’Ater o del Comune. Graduatorie, liste d’attesa? Macchè. Basta pagare il clan. Soldi sull’unghia. Il prezzario è preciso. “Per 2  camere 1.000-1.500 euro, a seconda della zona, 2.500-3.000 euro per 3 camere – spiega Frediano Manzi, presidente dell’associazione Sos Racket e Usura –  In alcuni casi bisogna pagare pure dopo, 200 euro al mese. Una sorta di pizzo. In genere lo chiedono agli immigrati clandestini, che non possono denunciarli”.

A volte esattori e occupanti abitano nello stesso isolato. Fianco a fianco. Chi riscuote, alla bisogna fa anche l’usuraio, lo spacciatore. Qualcuno si spinge addirittura a mettere inserzioni sui giornali locali: cedo appartamento dell’Ater, 3 camere, cucina, bagno, cento metri quadri, interamente ristrutturato.  Ma occupare una casa pubblica non è reato? No, se c’è lo stato di necessità, dice la Corte di Cassazione, che con la discussa sentenza n. 35580 del 2007, al terzo grado di giudizio ha mandato assolta proprio a Roma una donna sola e con figlio a carico.

“Per evitare lo sgombero basta la presenza di un disabile o di una ragazza-madre con 1-2 bambini – spiega Manzi – A Roma una di queste è una vera “professionista”, responsabile di ben 15 occupazioni, alcune addirittura contemporaneamente”.  La normativa è contorta, non si può sbattere in mezzo alla strada una ragazza incinta o un anziano solo. Bisogna avviare un iter complicato, passano i mesi, le forze dell’ordine hanno mille altri problemi. Alla fine le chiavi passano di mano, subentrano i veri “inquilini”.

In Italia, secondo un’indagine realizzata da Dexia Crediop per Federcasa, sono occupate abusivamente oltre 26mila case popolari, il 5% del patrimonio. Ma mettendo insieme le grandi città – Roma, Milano, Napoli, Palermo, Bari –  gli alloggi occupati, denuncia Federcasa, salgono al 20%. Uno su cinque. A Roma anche di più, secondo Sos Racket e Usura. I quartieri più colpiti? Monte Sacro, Tor Bella Monaca, Tufello, Nuova Ostia, Corviale, Garbatella,  stando alle segnalazioni che giornalmente arrivano all’associazione. Sul litorale, – Anzio, Aprilia, Pomezia,  – la situazione non è diversa da Roma.

Come fa il racket a scovare le abitazioni vuote? “Sanno dove colpire – risponde Manzi – Hanno una rete d’informatori agli sportelli degli uffici casa, negli ospedali, fra i portieri. In certi casi entrano con le doppie chiavi. Le vittime predilette sono anziani, disabili, gente che vive sola. Basta andare in ospedale, assentarsi 2 settimane. Al ritorno si trova la serratura cambiata e buonanotte”.  Un autentico dramma. Il più delle volte gli occupanti non esitano a buttare in discarica tutto quello che trovano: abiti, documenti, ricordi, foto, libri. Un’intera vita cancellata.

Per sventare il pericolo, c’è chi si barrica, sbarra porte e finestre, vive prigioniero in casa. Al centralino di Sos Racket e Usura  è arrivata di recente la telefonata di una donna di 72 anni: “Ha detto fra le lacrime di dover rinunciare al ricovero in ospedale – racconta il presidente dell’associazione – abita al Tufello, vicino via Giovanni Conti, una delle zone più a rischio”. Ma il racket è sempre in agguato. E colpisce con fredda tempestività quando meno te l’aspetti. Un anno fa, a Nuova Ostia, mentre la vittima di un drammatico incidente sulla via del Mare era ancora sull’ambulanza, trasportata moribonda in ospedale,  la casa in via dei Forni dove viveva era già stata  occupata. Da una ragazza madre con bimbo di 3 anni.

da Affari Italiani, 13/05/2011
di Marcello Viaggio

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Scandalo case popolari: con 20mila euro si “compra” un alloggio dell’Ater a Roma https://www.corviale.it/2010/12/10/scandalo-case-popolari-con-20mila-euro-si-%e2%80%9ccompra%e2%80%9d-un-alloggio-dellater-a-roma/ Fri, 10 Dec 2010 08:54:42 +0000 http://corviale.it/?p=807 ROMA (4 dicembre) – L’appuntamento è alle 16,30 alla fermata Metro Ottaviano, davanti all’edicola. Via vai di persone, zona trafficatissima. L’avvocato che deve venderci l’appartamento (D.S.) arriva con 10 minuti di ritardo. Non parcheggia, lascia la sua Punto con i lampeggianti accesi accanto al marciapiede. Segno che ha fretta, si mostra cordiale e sicuro di sé. Vestito casual, jeans, capelli corti, giaccone marrone. «La casa? le chiavi ce l’abbiamo noi, quel giorno mi pagate, vi apro e me ne vado».

Premessa: la compravendita delle case popolari è all’ordine del giorno. Il prezzo viene determinato in base a vari fattori. Spesso più che dalle condizioni dell’immobile, dalla reale possibilità di restarci dentro senza essere sfrattati. E’ illegale. Ma è un mercato parallelo che esiste da anni. Chi acquista diventa a tutti gli effetti un occupante abusivo perché la casa è di proprietà dell’Ater, l’Azienda territoriale edilizia residenziale, l’ex Istituto autonomo case popolari. Fino a qualche mese fa lo guidava il presidente Luca Petrucci, avvocato, tra l’altro, di Piero Marrazzo. Ora, in attesa di scegliere il successore, il presidente della Regione Lazio Polverini ha nominato come commissario Stefania Graziosi.

L’alloggio Ater va assegnato in base ad una graduatoria comunale. Ad occupare si rischia una denuncia. Ma se arriva una sanatoria, come è già successo tante volte, tutto si sistema con il classico colpo di spugna all’italiana.

Continua a leggere su Il Messaggero, 04/12/2010

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Corviale, bollette da record: tanti gli abusivi e gli assegnatari pagano per tutti https://www.corviale.it/2010/10/01/corviale-bollette-da-record-tanti-gli-abusivi-e-gli-assegnatari-pagano-per-tutti/ Fri, 01 Oct 2010 08:02:57 +0000 http://corviale.it/?p=771 ROMA (25 settembre) – Corviale per molti è «un mostro da abbattere». Così la pensa, ad esempio, Teodoro Buontempo, assessore regionale alla Casa, Un chilometro di cemento che taglia l’orizzonte della campagna romana. Per altri invece è un pezzo di periferia da riqualificare e tutelare. La disputa dura da anni e probabilmente andrà avanti per molto ancora. Nel frattempo in quel gigantesco blocco di cemento la legalità nell’assegnazione degli alloggi è poco più di un optional.

«Gli inquilini assegnatari – racconta un abitante che ha visto nascere Corviale ma che preferisce non dire e soprattutto non leggere il suo nome – sono soltanto una minima parte. La stragrande maggioranza è costituita da famiglie che hanno occupato e sono in attesa di sanatoria». Il fenomeno della compravendita è molto diffuso. «Quelli che hanno le bollette dell’acqua intestate – riprende l’inquilino di Corviale – sono solo una minoranza. Ma la conduttura dell’acqua è unica. Così il costo pro-capite è diventato sempre più grande, paghiamo anche 50 euro per il consumo di tutti tra pochi». Il canone invece è rimasto pressoché invariato. E c’è anche chi ha un reddito minimo e paga 7,5 euro al mese.

Continua a leggere su Il Messaggero, 25 settembre 2010

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Regione, sì al commissariamento Ater. L’Idv attacca sull’assegnazione delle case https://www.corviale.it/2010/10/01/regione-si-al-commissariamento-ater-lidv-attacca-sullassegnazione-delle-case/ Fri, 01 Oct 2010 08:01:00 +0000 http://corviale.it/?p=769 La giunta regionale ha approvato una delibera che commissaria sette Aziende territoriali per l’edilizia residenziale pubblica (Ater). Nel dettaglio, il provvedimento riguarda il Comune di Roma e delle Province di Roma, Frosinone, Latina, Rieti, Viterbo e del comprensorio di Civitavecchia. I commissari straordinari saranno nominati mediante successivi decreti del presidente della Regione, Renata Polverini.

Nell’occasione, il segretario regionale dell’Italia dei Valori, Stefano Pedica denuncia “la cultura dell’illegalità che si sta diffondendo nel processo di assegnazione delle case popolari: alcuni degli assegnatari agiscono indisturbati come degli ‘agenti immobiliari'”. “Il meccanismo – spiega- è questo: la casa assegnata viene rivenduta dall’assegnatario stesso ad altre persone, attraverso quella che in gergo è chiamata ‘buona uscita’. Basta mettere la residenza e far parte del nucleo familiare di colui che l’Ater ha individuato come assegnatario della casa e scatta il meccanismo della compravendita illegale: io ti vendo attraverso la buona uscita la ‘mia’ casa popolare all’Ater, basta che tu faccia parte del mio nucleo familiare”.

Continua a leggere su La Repubblica, 24 settembre 2010

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Ater, 40 milioni per rifare i tetti https://www.corviale.it/2010/02/19/ater-40-milioni-per-rifare-i-tetti/ Thu, 23 Jul 2009 11:41:15 +0000 http://corviale.it/?p=203 Repubblica — 10 marzo 2007 pagina 2 sezione: ROMA

Oltre quarantuno milioni di euro per 222 palazzi. Queste le cifre del “progetto tetti” approvato ieri dal consiglio d’amministrazione dell’ Ater con il finanziamento della Regione. Per chi ama i numeri, l’ investimento è di 41.242.409,06 euro per 7.371 alloggi dei quali verranno rifatti tetti e coperture. Gli interventi sono previsti nei seguenti quartieri: Primavalle, Serpentara, Tufello, Valmelaina, San Basilio, Tiburtino-Casal Bertone, Rebibbia, Parco Tiburtino, San Vittorio Romano, Tiburtino III, Tor Bella Monaca, Tor de’ Schiavi, Torre Gaia, La Rustica, Quarticciolo, Laurentino, Acilia, Tor de’ Cenci, Spinaceto, Ostia Lido, Ostia Nord, Garbatella, Corviale, Borgo del Trullo-Monte Cucco e San Saba. Nei giorni scorsi l’Ater era stata al centro di un’ inchiesta di Repubblica che aveva denunciato la compravendita di alloggi popolari e le locazioni in Prati ad affittuari con redditi da 100 mila euro. Ora l’ex Iacp cerca di cambiare passo con questa maxi operazione. «Si tratta di un’importante opera di manutenzione straordinaria che segnerà una svolta nella vita di molti dei nostri assegnatari – commenta il presidente dell’Ater, Luca Petrucci – . Grande parte delle segnalazioni che ci arrivano dagli utenti riguardano il problema delle infiltrazioni d’ acqua, che provocano forte disagio a chi vive nelle nostre case. Abbiamo deciso, con i finanziamenti stanziati dalla Regione, di affrontare il problema una volta per tutte, aggredendolo all’ origine, ovvero coperture e tetti. Avremmo potuto, con quei soldi, scegliere la strada di interventi a tampone ma abbiamo preferito, in nome del rigore e del risanamento aziendale, operare su larga scala affrontando il problema dei problemi. Successivamente, con i soldi recuperati dalle morosità richieste agli inquilini, ci occuperemo del sistema fognario del nostro patrimonio. L’ obiettivo finale è una manutenzione eccezionale che duri nel tempo». Nella stessa giornata, ancora il cda dell’Ater ha deciso la messa in vendita di 361 negozi nelle zone più periferiche della città. «I locali – fa sapere ancora l’Ater – saranno proposti in vendita agli attuali locatari e, in caso di rinuncia da parte di questi, saranno messi in vendita con procedura di evidenza pubblica. Le delibere saranno visionabili, già dai prossimi giorni, sul sito dell’azienda, www.aterroma.it». «L’ intervento annunciato dall’Ater – dice il presidente della commissione Casa del consiglio regionale, Giovanni Carapella – va nella direzione che il consiglio regionale aveva auspicato, stanziando i fondi necessari. Proprio per il suo valore strategico il patrimonio residenziale dell’ Ater va riportato sotto controllo per intero e va difeso dalle speculazioni che ci segnalano ogni giorno, come quelle messe in campo dalle agenzie immobiliari che ormai mettono in vendita patrimonio come se si trattasse di immobili privati». – GABRIELE ISMAN

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CORVIALE – Come cambiare una casa che ospita seimila persone https://www.corviale.it/2009/10/23/corviale-come-cambiare-una-casa-che-ospita-seimila-persone/ Wed, 22 Jul 2009 15:57:24 +0000 http://corviale.it/?p=214 Repubblica — 09 dicembre 2005 pagina 60 sezione: CULTURA

ROMA – Lo chiamano “serpentone”. Ma se fosse davvero un serpentone, l’ edificio di Corviale sarebbe una rarità zoologica, il primo serpente che, vivo, se ne starebbe rigido e perfettamente lineare sdraiato come una stecca sul dorso di una collina. I serpenti sono flessuosi e invece Corviale si trascina questa analogia da quando è stato costruito, segno di quanto la sua percezione sia deformata (i lavori iniziarono esattamente trent’ anni fa, nelle ultime settimane del 1975: è a suo modo anche questo un anniversario). Eretto a emblema dell’ orrore metropolitano, il grande complesso ha l’ onore di essere effigiato ogni volta che si parla di periferie. Un duplice delitto a Rozzano, periferia milanese? La rivolta nelle banlieues parigine? Ecco che sui giornali e in tv scorre la sagoma di Corviale. Eppure Corviale non è un universo condannato a un infernale immobilismo, sul quale incomba solo una nube malavitosa. O un incubatore di ribelli. Sono sorti, negli ultimi tempi, una biblioteca comunale, un centro anziani, una palestra. Da qualche anno, poi, Corviale è un laboratorio di progetti urbanistici e architettonici che dovrebbero disegnare un futuro diverso dal degrado e dalle soluzioni estreme, sintetizzate nell’ invocazione: «Abbattiamolo». Secondo qualcuno, i progetti sono finanche troppi. Uno lo hanno elaborato gli uffici del Comune di Roma nell’ ambito dei cosiddetti Contratti di quartiere (ne è responsabile l’ architetto Mauro Martini). Un altro lo sta avviando in questi giorni un professore dell’ Università Roma 3, Pietro Ranucci, su incarico dell’ Ater (l’ ex Iacp, Istituto autonomo case popolari, proprietario dell’ edificio). Lo stesso Campidoglio ha poi affidato alla Fondazione Adriano Olivetti e all’ Osservatorio Nomade un altro progetto ancora, quello forse più innovativo, scritto insieme agli abitanti di Corviale. Gli elaborati sono arrivati a un punto di maturazione e nei primi mesi del prossimo anno verranno esposti in una mostra (ma non in Italia, in Olanda). Al lavoro svolto dedica un ampio servizio il nuovo numero della rivista Domus, introdotto da un articolo dell’ architetto Franco Purini. Nel frattempo si annuncia l’ arrivo di molti soldi, 34 milioni di euro, che dovrebbero interessare tutto il quartiere del Portuense, e non solo Corviale. Provengono dai Pru, Programmi di recupero urbano, nei quali il Comune confida molto, ma che sono oggetto anche di tante discussioni. I Pru sono alimentati in parte con soldi pubblici, ma soprattutto con soldi privati: il Comune autorizza la costruzione di case o di edifici commerciali e, oltre ai normali oneri pagati per le concessioni edilizie, si fa versare altre somme di danaro che servono a finanziare opere pubbliche nelle zone periferiche. è un meccanismo regolato da una legge nazionale. Il Campidoglio ne ha fatto un punto di forza dell’ intera sua strategia urbanistica (il nuovo piano regolatore adotta i Pru come un proprio pilastro politico-culturale). Ma in molti quartieri sorgono comitati che protestano: è possibile, si domandano, che il solo modo per avere buoni servizi sia quello di veder crescere altre costruzioni, realizzate dai privati e quindi a costi molto elevati e inaccessibili a chi ha davvero bisogno di una casa? Corviale è una barra lunga poco meno di un chilometro. Avrebbe dovuto raggiungere la cifra tonda, ma lo impedirono alcuni pali della luce. Si stende su 60 ettari e ospita oltre 6 mila persone. Non è solo un grande edificio di abitazioni. è il frammento di una città lineare che doveva comprendere asili, scuole, negozi, impianti sportivi, bar, ristoranti, un teatro all’ aperto sul modello della unité d’ habitation immaginata da Le Corbusier e dal grande architetto anche realizzata (a Marsiglia, per esempio). L’ edificio sorge isolato su un colle ed è avvolto dal verde della campagna romana, punteggiata di orti. Nelle intenzioni dei progettisti che assecondavano i dettati del piano regolatore, lì avrebbe dovuto fermarsi la città delle palazzine, dell’ abusivismo e della speculazione e Corviale sarebbe stato il bastione di Roma, affacciato verso l’ agro romano e verso il mare, come le mura ciclopiche di un comune medioevale. Qualcuno ha fatto notare che la data di nascita di Corviale coincide con quella in cui muore Pier Paolo Pasolini, segnando simbolicamente la fine di una fase epica della periferia romana. L’ idea di Mario Fiorentino, l’ architetto che dal 1972 al 1974 guidò la schiera di giovani e meno giovani progettisti di Corviale (la realizzazione fu completata nel 1982, l’ anno in cui Fiorentino morì), era che l’ imponenza fosse il prodotto necessario di un rapporto fra la città e l’ immenso spazio della campagna che si spalancava davanti. Il monumentalismo rispondeva anche a un bisogno di case – e di case popolari in particolare – che nei primi anni Settanta era acuto. Corviale è uno dei più importanti prodotti dell’ edilizia pubblica avviati a Roma con la legge 167 del 1962. Le previsioni del Comune erano imponenti: un piano varato nel 1964 prevedeva di acquisire quasi cinquemiladuecento ettari di suolo per costruire case che avrebbero ospitato 712 mila abitanti. Uno sforzo enorme per dare case a chi non le aveva, che poi si ridimensionò molto nel corso degli anni e che non si sarebbe mai più ripetuto, lasciando Roma e anche l’ Italia senza un patrimonio di abitazioni pubbliche degno di altri paesi europei. Le dimensioni di Corviale, in specie la quantità enorme di aree comuni che avevano necessità di continue manutenzioni, furono però anche il germe della sua crisi. Contenevano, secondo i suoi critici, la premonizione di un edificio ossessivo, fuori da ogni tessuto urbano, che trasformava la razionalità del suo impianto nell’ incubo di un complesso che mirava a essere autosufficiente, coi suoi negozi e le scuole, ma che in fondo era carcerario. Una specie di “istituzione totale”. Inoltre, si è detto, Corviale nasceva vecchio, sia dal punto di vista tecnologico, sia perché l’ idea di collettività che quell’ edificio proponeva stava tramontando proprio allora, mentre si aprivano gli anni Ottanta. Fiorentino è stato uno dei grandi protagonisti dell’ architettura romana del Novecento. Lavorò a molti quartieri Ina-Casa e realizzò il Monumento ai Caduti delle Fosse Ardeatine. Per Corviale, secondo Purini, «si ispirò al movimento moderno, ma anche agli edifici a ballatoio di San Lorenzo, oppure ai grandi complessi di edilizia popolare di via Andrea Doria o di via Sabotino, nel quartiere Prati, o a certo scenografismo alla Giovan Battista Piranesi. Lui aveva una concezione dell’ abitare come movimento eroico, voleva che il suo edificio fosse soprattutto una dimostrazione teorica, che non concedeva nulla alla privatezza o all’ agio». Corviale presupponeva una specie di comunità che si sarebbe autoregolata, che avrebbe fatto prevalere su quelli individuali gli interessi collettivi. «Ma Fiorentino arrivò fuori tempo massimo», spiega Purini: Corviale fu completato proprio mentre in architettura e altrove si imponeva il postmoderno, che faceva perno sull’ individuo e i suoi bisogni. Corviale è diviso in due corpi che corrono paralleli. Il primo di quattro piani, il secondo di undici. Il quarto piano dell’ edificio più alto doveva contenere il suo cuore, la materia collettiva, le sale di riunione, i servizi, ma fu il primo anello che saltò nella catena del progetto. Fu infatti occupato da famiglie che trasformarono abusivamente gli spazi in appartamenti. Cominciarono ex baraccati, sfrattati provenienti dalle borgate più vicine, ma poi si aggiunsero i figli degli assegnatari che crescevano e mettevano su famiglia. Attualmente sono centoventi le famiglie che si sono ritagliate il loro appartamento nei vuoti del quarto piano. Rotto il primo anello tutto l’ impianto prese a degradarsi. Le zone comuni erano vissute come zona di nessuno, quindi luogo di accaparramento per i più forti. Si spacciava, si ricoveravano i motorini rubati. Ma poi la microcriminalità si è assestata sulla media degli altri quartieri di Roma, né più né meno (più alta della media è invece la disoccupazione: quasi il 30 per cento). Come molti edifici di edilizia popolare, Corviale fu costruito con rigide tecniche industriali. Niente tramezzi, ogni stanza è un blocco compatto, prefabbricato, dove già è realizzato lo spazio per la porta e per la finestra. Si dipingeva direttamente sulle pareti, senza intonaco, con scarsissima resistenza al freddo e al caldo. E materiali così hanno iniziato a deperire quasi subito. Il progetto della Fondazione Olivetti e dell’ Osservatorio Nomade arriva dopo anni di dibattiti su cosa farci con questo imponente edificio che pare uscito da un frammento di Metropolis. Cominciò lo stesso Fiorentino, che prima ancora che Corviale fosse terminato restò come spaventato e provò a ingentilirlo. Poi arrivarono le proposte drastiche: buttiamolo giù, gridarono in tempi diversi Paolo Portoghesi e Massimiliano Fuksas. Il Comune si è sempre opposto e il sindaco Walter Veltroni reagì con durezza quando, un anno fa, fu il ministero per i Beni Culturali a inserire Corviale in un elenco di “ecomostri” da demolire. L’ Osservatorio Nomade ha avviato il lavoro due anni fa, con un finanziamento di 33 mila euro. Ha affittato un appartamento nell’ edificio e alcuni architetti ci si sono installati per osservare da dentro come era fatto e come gli abitanti lo avevano nel tempo trasformato, piegando l’ incombente rigidità delle sue forme. Hanno indagato, per esempio, nel mistero dei settantaquattro ascensori, la gran parte dei quali rotti e per riparare i quali era necessario chiamare la ditta di manutenzione che aveva sede a Salerno. Quando qualcuno restava chiuso dentro, arrivavano i vigili del fuoco e per liberarlo scassavano le porte che nessuno aggiustava. L’ idea che ha animato il progetto è stata quella di non precipitare dall’ alto una fredda ristrutturazione architettonica, ma di ridisegnare gli spazi insieme a chi li abita. «Corviale è una grande macchina di cui nessuno possiede il libretto di istruzioni», spiega Lorenzo Romito, architetto che insegna a Venezia, fra gli animatori dell’ Osservatorio Nomade. Una delle prime iniziative è stata TeleCorviale, una tv di condominio che tutti i giorni trasmette una piccola striscia di informazioni da e per gli abitanti, quasi si volesse scardinare il marchio di irrimediabile marginalità costruito intorno a loro. Poi sono arrivati artisti, installatori, musicisti. Fra le soluzioni architettoniche, il progetto prevede di trasformare in abitazioni regolari le abitazioni occupate, colorando d’ arancione, di blu, di verde e di bianco tutta la fascia esterna del quarto piano. Verrebbe poi adattata una vecchia idea dell’ Ater, quella di dividere verticalmente Corviale, in maniera da avere tanti condomini e non più un unico, continuo spazio orizzontale. Si dovrebbe intervenire sui ballatoi, che corrono lungo tutto l’ edificio e sul quale si affacciano gli ingressi. In molti punti sono stati chiusi con cancellate dagli stessi abitanti, un po’ per proteggersi un po’ per custodire un minimo di privacy, e così questo grande percorso ha perso il carattere di luogo collettivo che era invece nelle intenzioni di Fiorentino. Secondo i progettisti molte di queste divisioni possono essere conservate, ma anche trasformate in giardini pensili. Un intervento è previsto all’ esterno degli edifici, sulla lunga striscia di orti che hanno addomesticato la campagna e che potrebbero essere distribuiti meglio, consentendo il passaggio fra l’ uno e l’ altro. Aggiustamenti, dunque, niente che sconvolga la struttura. Un lavoro di cuci e scuci, molto rispettoso di cosa Corviale nel frattempo è diventato. Ma che non soddisfa un architetto come Purini, per il quale Corviale «è l’ opera più importante realizzata a Roma in tutti gli anni Settanta e una delle architetture più significative della produzione mondiale di quegli anni». Per Purini i progettisti dell’ Osservatorio Nomade avrebbero puntato «su un’ estetica del degrado». Corviale, secondo Purini, ha un solo problema: quello di essere portato a termine, seguendo le indicazioni di Fiorentino. Vale a dire liberare il quarto piano da coloro che lo occupano e installare lì i servizi che l’ idea originaria prevedeva. Non solo abitazioni, quindi: «Oggi ci vedrei case dello studente, residenze per anziani, uffici pubblici, sedi universitarie, persino centri sociali», prosegue l’ architetto. Il lungo lavoro di ascolto, come lo chiamano all’ Osservatorio Nomade, è concluso. E anche se continuano le discussioni su cosa diventerà Corviale, il pallino torna nelle mani di chi deve investire sul futuro di quello che Purini chiama «un gigantesco transatlantico orientato tra le ondulazioni del suolo romano, come il resto di una scenografia felliniana». – FRANCESCO ERBANI

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