Edilizia
Lo sviluppo residenziale pubblico della capitale e il piano edilizio straordinario dell’Istituto
Per capire in modo più approfondito Corviale, occorre parlare dei problemi che hanno caratterizzato lo sviluppo dell’edilizia residenziale pubblica di Roma.
Negli anni settanta, la condizione abitativa della città è molto pesante, dato l’alto numero di sfratti e il sensibile aumento della popolazione che fa lievitare la domanda di alloggi, domanda alla quale l’amministrazione comunale dell’epoca risponde con un piano di finanziamenti pubblici del tutto inadeguato rispetto ai bisogni, tanto che l’offerta di case si contrae con il conseguente aumento del numero di alloggi abusivi occupati illegalmente.
In questi anni, di fatto l’unica attività convenzionata con il Comune è fatta dall’Istituto autonomo case popolari, le cui case sono disponibili unicamente per una fascia molto povera della popolazione, mentre il ceto medio, comunque non in grado di acquistare un’abitazione propria, non riesce ad accedervi.
Grazie a un accordo con il Comune, l’Istituto promuove un piano straordinario di intervento per la costruzione di una serie di alloggi popolari che prevede oltre le abitazioni anche una serie di servizi necessari come scuole e uffici.
Sulla base delle nuove leggi finanziarie per la casa e del piano di emergenza Gescal (Istituto Gestione Case per Lavoratori) del 1969, vengono scelte tre aree di Roma per una spesa complessiva di circa 70 miliardi di lire: Laurentino, Vigne Nuove e Corviale.