Gli studi



Corviale visto dal punto di vista sociologico

Come ha scritto Nicoletta Campanella, la sociologa studiosa delle periferie di Roma scomparsa da alcuni anni e autrice del più attento studio su questo quartiere: “nonostante tutto a Corviale si vive bene, la gente si aiuta, non c’è razzismo, vi si trova invece solidarietà”. La sfida per un vero recupero del “Serpentone” è basata sulla capacità politica degli amministratori di toglierlo dal suo isolamento e di inserirlo pienamente nel contesto urbano dell’intero quartiere di Corviale, senza snaturarne però le specificità sue proprie.

Le interviste contenute nel libro fanno parte del materiale raccolto dalla Campanella nell’àmbito degli studi sulle comunità periferiche promossi dalla cattedra di Sociologia urbana di Franco Martinelli all’università “La Sapienza”. Ciò che la ricerca sostanzialmente smentisce è che questo quartiere abbia creato un ambiente sociale particolarmente degradato: per titoli di studio, tassi e tipologia di occupazione, infatti, gli abitanti di Corviale sono nello standard di tutta Roma e di altre zone della periferia più consolidata.

La ricerca indica che droga e criminalità interessano Corviale non più di altri quartieri della città e smentisce la leggenda diffusa secondo cui Fiorentino, responsabile dell’idea progettuale, si sia suicidato una volta constatato il danno arrecato alla città. Il libro fa emergere che il serpente di cemento grigio di Corviale visto da vicino e vissuto da dentro appare molto più accettabile che pensato da lontano e da fuori. Come testimonia Nicoletta Campanella, “gli inquilini di Corviale amano il mostro. Anche se non lo capiscono ne sono affascinati. Hanno quasi un senso di fierezza ad abitare in un palazzo così conosciuto, discusso e fatto oggetto di attenzione continua da parte dei media”.